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Garlasco, la scoperta sull’impronta chiave ribalta tutto: “A chi appartiene davvero”

Pubblicato: 02/07/2025 12:30

“È l’impronta della ruota di una bicicletta contro il muro”. Con queste parole il consulente della famiglia Poggi, il genetista Marzio Capra, ha smentito a Fanpage.it l’ipotesi che la traccia numero 44, individuata sul muro destro delle scale che portano alla tavernetta della villetta di Garlasco, sia una traccia di scarpa. Per il consulente, infatti, quelle righe nere verticali sarebbero il risultato del passaggio di una bici che la famiglia era solita appoggiare proprio nel punto in cui è stato trovato il corpo senza vita di Chiara Poggi.

Per gli inquirenti, tuttavia, l’impronta numero 44 avrebbe tutt’altro valore: sarebbe perpendicolare alla numero 33, che la Procura di Pavia avrebbe recentemente collegato ad Andrea Sempio, l’amico della vittima e attuale indagato. Le nuove indiscrezioni su impronte e tracce emergono a seguito del sopralluogo eseguito lo scorso 9 giugno nella villetta: dopo 18 anni dal delitto, i carabinieri del Ris di Cagliari, incaricati della nuova inchiesta, hanno scansionato con laser e droni la casa e le aree esterne per mappare ogni singolo dettaglio della scena del crimine.

L’obiettivo è chiarire l’origine e la posizione esatta di sangue e impronte, repertati nel lontano 2007, al tempo dell’omicidio. Alcune di queste impronte – compresa la 44 – sono oggi oggetto dell’incidente probatorio, anche se i periti avrebbero già precisato che sulle tracce esaminate, incluse quelle raccolte sugli acetati, non è stato trovato né sangue né DNA. Vale lo stesso per l’impronta 44, ma anche per la 33: nessuna delle due è stata recentemente analizzata.

Il nodo resta dunque irrisolto: c’è chi collega la traccia 44 alla scena dell’omicidio e chi – come la famiglia Poggi – sostiene che si tratti di un segno lasciato in un contesto quotidiano, senza alcun collegamento con il delitto. A rendere la situazione ancora più complessa, il fatto che l’impronta non è insanguinata: questo rende impossibile datarla con certezza. In assenza di sangue o DNA, non è possibile stabilire se sia stata lasciata prima, durante o dopo l’omicidio.

Chiara Poggi Garlasco

La vera domanda ora è: se venisse provato un collegamento tra l’impronta 33 e Andrea Sempio, sarebbe sufficiente per richiedere un rinvio a giudizio? Gli esperti frenano: senza prove certe sulla tempistica e dinamica dell’impronta, ogni accusa rischierebbe di poggiare su basi fragili. Tuttavia, il clima resta teso, e ogni dettaglio acquisito dagli investigatori viene valutato con estrema attenzione.

Nel frattempo, l’indagine si concentra su tre elementi principali: la traccia palmare 33, l’impronta 44 e la traccia 97F, una macchia di sangue compatibile con una mano insanguinata. Quest’ultima, secondo i pm, potrebbe essere una delle prove più significative se ricollegata all’aggressore. Il confronto con le tracce del 2007 diventa così cruciale per provare eventuali manipolazioni o nuovi scenari.

Le indagini sono tuttora in corso e, mentre Andrea Sempio continua a proclamarsi innocente, la Procura cerca di costruire un quadro più completo, attingendo non solo alle analisi scientifiche, ma anche alle dinamiche familiari e alle relazioni della vittima. Intanto, Alberto Stasi, già condannato in via definitiva per l’omicidio, è in semilibertà, ma resta escluso dal comune di Garlasco, come stabilito dalla Cassazione.

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