
Nel pieno dell’emergenza climatica, mentre l’Italia brucia sotto ondate di calore record e le città cercano refrigerio tra blackout e incendi, il dibattito politico si accende. Con toni accesi, ironie taglienti e promesse verdi, esponenti di spicco della sinistra tornano a puntare il dito contro il governo Meloni, accusato di negazionismo climatico e inerzia ambientale. Sullo sfondo, la crisi del settore auto, i danni agricoli e i fenomeni meteo estremi fanno da cornice a una disputa in cui il clima, ormai, è anche uno strumento di lotta politica.
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Bersani e il “filino di caldo” degli elettori di destra
Ad aprire le danze è Pier Luigi Bersani, ex segretario del Partito Democratico, che nel corso della trasmissione televisiva “4 di sera” lancia una frecciata pungente: «Spero che anche chi ha votato la destra senta un filino di caldo». Bersani denuncia l’approccio della destra mondiale – e dunque del governo italiano – come demenziale, colpevole di negare il cambiamento climatico. Le sue parole si inseriscono in una narrazione sempre più marcata, secondo cui il centrodestra si ostina a minimizzare l’emergenza ambientale.

Bonelli non arretra: “Climafreghisti al governo”
Ma l’ironia di Bersani non basta ad Angelo Bonelli, leader dei Verdi e volto simbolico della lotta ecologista in Parlamento. Dopo la scena diventata virale dei due sassi agitati in aula, Bonelli insiste e rincara la dose: «L’Italia ha bisogno di politiche climatiche concrete e non di climafreghisti». L’attacco è diretto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che viene accusata di liquidare il Green Deal come un danno anziché una soluzione.
«Meloni ogni volta che parla di transizione ecologica sostiene che l’ideologia green ha fatto più danni che altro», denuncia Bonelli, «ma dimentica che i veri danni li provoca la crisi climatica: incendi, alluvioni, siccità, crollo dell’agricoltura, impatto sul turismo, e morti per il caldo». Una lista che diventa una requisitoria contro un governo giudicato inerte di fronte alla catastrofe ambientale in corso.
Ruotolo e Scuderi: è guerra climatica
Alle parole di Bonelli si aggiunge la voce di Sandro Ruotolo, eurodeputato del Partito Democratico e stretto collaboratore di Elly Schlein. Ruotolo utilizza un’espressione forte: «Ogni ondata di calore è un bollettino di guerra climatica». Ignorare la crisi in corso, a suo dire, è una responsabilità politica gravissima. E aggiunge con tono deciso: «Cambiare è ancora possibile», puntando però il dito contro quelle che definisce “panzane” del suo stesso partito.
Il riferimento diretto è a Laura Boldrini, che ha attribuito il crollo di una mega insegna a Milano ai «negazionisti del clima», salvo poi essere smentita dai vigili del fuoco. Un episodio che mostra quanto anche nel fronte progressista ci siano uscite affrettate e strumentalizzazioni del tema ambientale.
Nel coro ambientalista si inserisce anche la giovane eurodeputata di Avs Benedetta Scuderi, già nota per un errore di voto sul riarmo. Nonostante la gaffe parlamentare, Scuderi si mostra decisa: «Serve una profonda decarbonizzazione a livello europeo. La trasformazione è urgente e necessaria». Le sue parole si riferiscono all’obiettivo UE di ridurre del 90% le emissioni entro il 2040, una sfida titanica ma ritenuta non più rinviabile.

Ricci tra promesse verdi e ombra elettorale
Tra gli interventi che suscitano minore clamore, ma comunque significativi, quello di Matteo Ricci, figura emergente del Partito Democratico e attualmente a Bruxelles. Ricci propone un piano di riforestazione urbana: «Pianteremo un milione e mezzo di alberi perché abbiamo bisogno dell’ombra. Dobbiamo combattere il riscaldamento globale e, attraverso l’ombra, ridurre di due gradi la temperatura delle città».
Una dichiarazione che ha il sapore della promessa elettorale, anche perché Ricci è in piena corsa per diventare governatore delle Marche. Il piano, nelle sue proporzioni, appare ambizioso ma non nuovo: si tratta infatti di una proposta già avanzata negli anni passati e spesso rimasta incompiuta.
Scontro aperto sul clima, ma la crisi avanza
Il dibattito sul cambiamento climatico è ormai un terreno di scontro politico quotidiano. Il centrodestra viene accusato di minimizzare la crisi, la sinistra di strumentalizzarla. Ma mentre si alzano i toni e si moltiplicano le dichiarazioni, la realtà parla da sola: temperature record, settori economici in affanno, fenomeni meteo estremi che colpiscono territori e comunità intere.
Nel frattempo, il settore auto crolla, con un calo del 17,4% delle immatricolazioni a giugno, attribuito da alcuni al caldo eccezionale, da altri alle politiche europee. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: il clima sta cambiando, e la politica – al di là degli slogan – fatica a tracciare una rotta chiara.