
Un’ombra inquietante si è posata su un complesso residenziale pubblico, dove un focolaio di legionella ha gettato l’allarme tra gli abitanti più anziani. La malattia, insidiosa e spesso sottovalutata, ha mostrato il suo volto più crudele, colpendo con particolare virulenza una fascia d’età già vulnerabile. Le autorità sanitarie, consapevoli della gravità della situazione, hanno immediatamente dispiegato le proprie risorse per contenere la diffusione e identificare la fonte di questa minaccia invisibile.
La legionellosi, causata dal batterio Legionella pneumophila, si manifesta tipicamente come una grave forma di polmonite, ma può anche presentarsi in una forma più lieve, la febbre di Pontiac. La sua trasmissione avviene per via inalatoria, attraverso l’aspirazione di aerosol contaminati, generati da sistemi di climatizzazione, docce, fontane decorative o qualsiasi sistema idrico che permetta la nebulizzazione dell’acqua. Questo rende le indagini epidemiologiche particolarmente complesse, richiedendo un’analisi meticolosa delle infrastrutture idriche e degli impianti di aerazione del complesso abitativo.

Il focolaio di legionella nel complesso residenziale di Via Rizzoli a Milano
A Milano, nel cuore del complesso di edilizia residenziale pubblica di via Rizzoli 77-87, la situazione è critica: sei casi di legionellosi sono stati segnalati, con quattro pazienti ancora ricoverati. La fascia d’età dei contagiati, compresa tra i 70 e i 90 anni, sottolinea la particolare vulnerabilità degli anziani a questa infezione. Purtroppo, la tragedia ha già mietuto una vittima, con il decesso di uno dei pazienti, un evento che ha acuito la preoccupazione e il senso di urgenza.
L’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) di Milano ha prontamente avviato un’indagine approfondita per individuare l’origine esatta del contagio. Questa operazione, complessa e delicata, viene condotta in stretta collaborazione con MM, la società che gestisce il servizio idrico e parte del patrimonio immobiliare comunale, e il Comune di Milano stesso. L’obiettivo primario è duplice: da un lato, interrompere la catena di trasmissione del batterio, e dall’altro, mettere in atto tutte le misure necessarie per prevenire futuri episodi. Questo include la ricerca di eventuali criticità negli impianti idrici del complesso, come la presenza di biofilm che favoriscono la proliferazione del batterio, o di temperature dell’acqua non conformi alle normative, che possono creare un ambiente ideale per la Legionella.

Misure di bonifica e prevenzione
La gestione di un focolaio di legionellosi richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge esperti di sanità pubblica, ingegneri idraulici, microbiologi e tecnici della prevenzione. Vengono effettuati campionamenti dell’acqua in vari punti del complesso – dalle tubature alle docce, dai serbatoi alle torri di raffreddamento, se presenti – per isolare e tipizzare il ceppo batterico. Contestualmente, si procede alla bonifica degli impianti idrici, che può includere trattamenti termici (innalzamento della temperatura dell’acqua a livelli letali per il batterio) o chimici (shock di cloro o perossido di idrogeno).
Questo evento drammatico serve da monito sull’importanza della manutenzione preventiva e del monitoraggio costante degli impianti idrici, soprattutto in strutture che ospitano popolazioni fragili. La tempestività nell’identificazione dei casi e nell’avvio delle indagini è cruciale per limitare la diffusione dell’infezione e proteggere la salute pubblica. La speranza ora è che le misure messe in atto dalle autorità milanesi riescano a debellare definitivamente questa minaccia e a restituire serenità agli abitanti del complesso di via Rizzoli.