
Il mondo dello sport è scosso da una tragedia inaudita: la prematura scomparsa di Diogo Jota, attaccante del Liverpool e della nazionale portoghese, deceduto a soli 28 anni in un terribile incidente stradale insieme al fratello. La notizia ha gettato un’ombra di profondo cordoglio su tutto l’ambiente sportivo, travalicando i confini del calcio e raggiungendo ogni disciplina. Un lutto che non poteva lasciare indifferente neanche Wimbledon, il tempio del tennis, custode di tradizioni secolari e di un rigore quasi monacale. Persino nell’iconico All England Club, dove la storia e la disciplina sono sacre, si è sentita l’eco di questo dramma, spingendo gli organizzatori a un gesto di rara apertura.
In un evento che ha sempre fatto della sua inflessibilità un marchio distintivo, è stata presa una decisione senza precedenti. Per la prima volta, di fronte a una perdita così straziante, il torneo ha scelto di fare un’eccezione a una delle sue regole più ferree e simboliche, un principio che ha resistito per decenni a ogni tentativo di modernizzazione e compromesso. Questa concessione, un segno tangibile di rispetto e partecipazione al dolore, dimostra come la sensibilità umana possa, in momenti di profonda crisi, prevalere anche sulle consuetudini più radicate, permettendo ai tennisti e agli addetti ai lavori di esprimere il proprio lutto in un contesto altrimenti immutabile.

La violazione della tradizione del “bianco totale”
La regola in questione è quella che impone a tutti i partecipanti di vestire rigorosamente di bianco sui campi dell’All England Club. Un dettame così severo da specificare, fin dalle linee guida stabilite nel lontano 1963, che persino le sfumature come il bianco sporco o il color panna sono categoricamente proibite. Questo regolamento, che ha visto atleti del calibro di Roger Federer costretti a cambiare persino le suole delle scarpe perché giudicate troppo colorate, e un ribelle come Andre Agassi boicottare tre edizioni del torneo pur di non rinunciare al suo look variopinto, è sempre stato il simbolo dell’intransigenza di Wimbledon.

Un gesto di umanità senza precedenti
Eppure, persino questa roccaforte della tradizione ha ceduto di fronte alla tragedia. Sebbene dal 2023 sia stata introdotta una piccola apertura per le tenniste, consentendo loro di indossare pantaloncini colorati sotto il completino bianco per motivi legati al ciclo mestruale, e sebbene sia sempre stato permesso un tocco di colore non superiore a un centimetro di larghezza su indumenti e accessori, la novità di quest’anno è ben più significativa. Gli organizzatori dei Championships hanno dato il via libera a chiunque desideri indossare fasce nere al braccio durante le partite, in segno di lutto, per onorare la memoria dello sfortunato Diogo Jota e di suo fratello.
Una scelta forte, coraggiosa, che segna una svolta nella storia del torneo. È un tributo che va oltre le rivalità sportive, un gesto di solidarietà universale. Alcuni tennisti hanno già manifestato la volontà di aderire, con il connazionale di Jota, Francisco Cabral, che ha prontamente dichiarato che scenderà in campo con la fascia nera. Mentre si cerca di ricostruire la dinamica del tragico schianto, il mondo del tennis si stringe attorno al ricordo dei fratelli Jota, dimostrando che, anche nel tempio della tradizione e del rigore, l’umanità e la compassione possono e devono prevalere.