
La notte tra il 23 e il 24 novembre 2024, Milano viene sconvolta da un inseguimento sulle strade del quartiere Corvetto. A bordo di uno scooter T-Max c’erano Ramy Elgaml, 19 anni, e il suo amico Fares Bouzidi, 22. I due, privi di patente e, secondo l’accusa, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, non si fermano all’alt dei carabinieri e danno il via a una folle fuga durata circa otto chilometri.
In quell’inseguimento, ricostruito da telecamere e dashcam, si susseguono manovre pericolose, alta velocità, svolte contromano e attraversamenti a semaforo rosso. All’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta, lo scooter perde il controllo, sbatte contro un palo e si schianta violentemente: Ramy muore sul colpo, Bouzidi resta ferito. Oggi, 3 luglio 2025, la Procura di Milano ha chiuso le indagini.

Morte Ramy, la procura chiude le indagini
Oggi, 3 luglio 2025, la Procura di Milano ha chiuso le indagini e ha formulato le imputazioni per omicidio stradale sia a carico di Fares Bouzidi sia del vicebrigadiere che guidava l’ultima gazzella impegnata nell’inseguimento. L’amico di Ramy è accusato di omicidio stradale aggravato: nel capo d’imputazione si evidenziano la fuga ad alta velocità, la guida senza patente e sotto l’effetto di droghe, e le manovre spericolate che hanno causato il drammatico incidente. Il carabiniere alla guida della gazzella rischia invece un processo per omicidio stradale semplice, con l’accusa di imprudenza e imperizia senza aggravanti.
Già il 26 giugno 2025, Fares Bouzidi è stato condannato in rito abbreviato a 2 anni e 8 mesi per resistenza a pubblico ufficiale, con anche un risarcimento di 2.000 € a ciascuno dei sei carabinieri parte civile. Il GUP ha accolto le richieste dei PM Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, che avevano inoltre chiesto la confisca di 850 € e di una catenina trovati nel borsello di Bouzidi. La difesa ha già annunciato ricorso in appello, sostenendo che la pena sarebbe eccessiva.

Due filoni d’inchiesta
Nel processo per la morte di Ramy Elgami, dunque, sono aperti due filoni d’inchiesta: il primo per omicidio stradale, mentre il secondo per depistaggio/favoreggiamento e coinvolgerebbe due carabinieri accusati di aver fatto cancellare un video decisivo girato da un testimone.
La perizia cinematica dell’ing. Domenico Romaniello avrebbe escluso responsabilità del carabiniere, attribuendo tutto a Bouzidi; ma la difesa punta sull’ipotesi di uno speronamento da parte della gazzella. Oggi, con la chiusura delle indagini, si verso la richiesta di rinvio a giudizio. I PM Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, insieme al capo della Procura Marcello Viola, hanno operato distinte distinzioni tra le rispettive responsabilità. Le date precise per l’udienza preliminare non sono ancora comunicate, ma si prevede che arriveranno dopo l’estate.
Resta alta la tensione sul tema degli inseguimenti di polizia e sulla chiarezza delle dinamiche: la città attende risposte, la famiglia di Ramy chiede giustizia, e un’intera comunità ricerca verità tra leggittima difesa dell’ordine pubblico e uno scooter fuori controllo.