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Raid ucraino uccide il generale Gudkov. Era il comandante dei marines russi e leggenda nera della guerra

Pubblicato: 03/07/2025 18:34

Ha guidato la brigata più decorata e più temuta dell’esercito russo. L’ha portata nei luoghi chiave dell’invasione, negli assalti più sanguinosi, nelle ritirate più umilianti e nelle operazioni più feroci. Adesso il suo corpo è stato ritrovato sotto le macerie di una base militare colpita da un raid aereo. Mikhail Gudkov, generale dei marines e vicecomandante dell’intera Marina russa, è morto durante un attacco mirato vicino al confine nord-orientale ucraino.

Secondo fonti ucraine, il blitz è stato portato a termine con armi occidentali: razzi americani Himars o bombe francesi Hammer, lanciate da un Mig29 ucraino. Accanto a Gudkov sono stati uccisi almeno dodici militari, tra cui il suo fidato aiutante, il tenente colonnello Nariman Shikhaliyev. Per Kiev, si tratta di una rappresaglia dopo la strage del primo luglio in cui Mosca ha eliminato il comando della 110ma brigata meccanizzata ucraina.

Una carriera nel sangue

L’annuncio è arrivato sui canali social del governatore della regione di Primorsky Krai, dove ha sede la 155ma brigata di fanteria di marina. È l’unità d’élite che Gudkov ha comandato dal 2022 e che rappresenta una delle incarnazioni più brutali della dottrina militare russa. Le sue radici risalgono ai marinai rivoluzionari del 1917 e alla difesa della Crimea contro i nazisti. Conflitti in Cecenia, in Siria, poi in prima linea contro Kiev. Una scia di sangue lunga tre anni.

I suoi uomini sono stati protagonisti della prima offensiva contro la capitale ucraina, nei tentativi falliti di prendere Chernihiv, e poi nei massacri del Donetsk: Pavlivka nel 2022 e Vuhledar nel 2023. In ciascuno di questi fronti la 155ma ha lasciato centinaia di cadaveri e una lunga serie di accuse di crimini di guerra.

La ferocia come metodo

A novembre 2023 Gudkov è rimasto ferito in un altro attacco Himars, mentre due colonnelli del suo staff sono morti. Da quel momento ha cambiato le tattiche, puntando sui droni e sul rafforzamento logistico, evitando scontri frontali. Ma senza perdere l’ossessione per l’impatto psicologico della violenza. Celebre – e scioccante – il video diffuso nel 2024 in cui alcuni suoi soldati mostrano teste di ucraini infilzate su bastoni. Per alcuni sarebbero stati prigionieri decapitati, per altri vittime di esplosioni durante un combattimento. Le immagini hanno fatto il giro del mondo, evocando l’orrore dell’Isis.

Tuttavia a Mosca, il generale era considerato un eroe. Lo scorso 28 marzo, durante una cerimonia su un sottomarino nucleare, Vladimir Putin lo ha decorato con il titolo di Eroe della Federazione Russa e lo ha promosso al vertice della Marina da sbarco, affidandogli anche la ristrutturazione delle difese costiere e delle batterie antinave.

L’ultimo fronte: Sumy

Ma Gudkov non ha mai abbandonato il comando della sua brigata. Era di nuovo in prima linea nel tentativo di avanzare su Sumy, nel nord-est dell’Ucraina. Un’area caldissima, dove si combatte da settimane. Secondo il capo dell’intelligence di Kiev, Kyrylo Budanov, la 155ma è una delle unità russe “più agguerrite e preparate”, e da tempo i servizi segreti la tenevano sotto osservazione.

A maggio, due esplosioni sospette erano già avvenute nella caserma della brigata a Vladivostok. Ora il cerchio si è chiuso. Il corpo del generale è stato recuperato tra le macerie della base colpita, mentre nella piazza principale del porto siberiano è già comparsa una lapide commemorativa. I russi depongono fiori. Gli ucraini, invece, celebrano la morte di un “criminale di guerra”.

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