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Riprende un’orsa da vicino: ucciso in diretta. Ha filmato la sua morte! 

Pubblicato: 03/07/2025 22:48

Un giovedì fatale sulla spettacolare Transfăgărășan, una delle arterie montane più celebri della Romania, ha strappato alla vita Omar Farang Zin, un turista italiano di 48 anni, in un tragico incidente con un orso.

L’uomo, dipendente di SEA all’aeroporto di Malpensa, dove era stato recentemente promosso ad airport specialist dopo decenni come autista dei mezzi di pista, è stato vittima di un attacco mentre tentava di nutrire un orso, immortalando con il suo cellulare gli istanti finali della sua esistenza. La sua morte, avvenuta in circostanze che molti ritengono avrebbero potuto essere evitate, solleva interrogativi pressanti sulla sicurezza dei turisti e sulla gestione della fauna selvatica in Romania.

La ricerca dell’incontro fatale

Appassionato viaggiatore e instancabile esploratore, Omar Farang Zin stava assaporando la libertà di un viaggio in motocicletta lungo le strade montane rumene. Dopo aver già percorso la “Transalpina” e aver ammirato i “paesaggi da favola” che aveva documentato con entusiasmo su Facebook, la sua attenzione si era rivolta alla Transfăgărășan, da lui definita “La Follia di Ceausescu” e osannata da Jeremy Clarkson come “la strada più bella del mondo”. Il giorno precedente all’incidente, Omar aveva già avvistato degli orsi bruni che abitualmente scendono dalle foreste in cerca di cibo, un incontro che lo aveva spinto a tornare nello stesso luogo giovedì mattina, in cerca di un nuovo avvistamento.

La mattina della tragedia, Farang Zin si è imbattuto in una scena che ha sigillato il suo destino: un’orsa con i suoi cuccioli in un parcheggio. Nonostante la ben nota maggiore aggressività delle orse madri a difesa della prole, l’uomo ha scelto di avvicinarsi, offrendo cibo agli animali. Le immagini da lui stesso pubblicate su Facebook, come testimoniano le fonti, mostrano una pericolosa vicinanza agli animali. “Ecco l’orso! Che bello! Sta venendo verso di me”, sono state le ultime parole registrate nel video che Farang Zin stava girando, un filmato che si è interrotto pochi istanti prima dell’aggressione. La natura imprevedibile dell’orsa ha avuto il sopravvento: l’animale ha attaccato l’uomo, trascinandolo per circa 60 metri in un burrone.

Il dramma e i soccorsi

Le ferite riscontrate sul corpo del motociclista italiano, come riportato dai media rumeni, erano multiple e riconducibili ai morsi dell’orsa. Le squadre di soccorso hanno dovuto affrontare una zona impervia per recuperare il corpo, che è stato poi trasportato all’unità forense per l’autopsia.

Alcuni automobilisti presenti, testimoni impotenti dell’accaduto, hanno immediatamente allertato i soccorsi, chiamando il 112. Gendarmi, vigili del fuoco e guardie forestali sono intervenuti prontamente, ma purtroppo ogni tentativo di salvare Omar Farang Zin si è rivelato vano. Armand Chiriloiu, direttore della Direzione Forestale di Argeș, ha ricostruito l’accaduto alla testata rumena Cancan: “È sceso dalla moto e ha offerto del cibo all’orso”. Ha inoltre confermato che il telefono del turista italiano è stato recuperato, contenente foto scattate poco prima dell’attacco, che mostravano l’orso avvicinarsi sempre di più, in primi piani sempre più audaci. In seguito, l’orsa è stata abbattuta a colpi d’arma a fuoco, mentre le forze dell’ordine pattugliavano l’area per disperdere i numerosi turisti che si erano radunati, attratti dalla curiosità e ignari del pericolo.

Un’onda di cordoglio e riflessione

La notizia della tragica scomparsa di Omar Farang Zin ha innescato un’ondata di cordoglio sulla sua pagina Facebook, dove l’uomo aveva assiduamente documentato il suo viaggio con foto e video. Messaggi strazianti come quello di Monica Ranzini, “Il dolore che lasci è inimmaginabile, come farò a non sentirti? Dovevamo vederci al tuo ritorno, me l’avevi promesso! Omar, mi mancherai tanto”, si sono alternati a espressioni di vicinanza alla famiglia e di tristezza per la prematura scomparsa di un uomo descritto come amante dei viaggi e degli animali. Dagli innumerevoli album fotografici che pubblicava, emerge una vita ricca di avventura, con viaggi che lo avevano portato in ogni angolo del mondo, dal Perù all’India, da Capo Nord all’Uganda, alla Cina, agli Stati Uniti, a Israele, al Myanmar, alla Namibia, alla Mongolia e al Nepal.

Tuttavia, tra i messaggi di dolore, non sono mancate le riflessioni critiche sul tema della sicurezza e della convivenza con la fauna selvatica. Nicu Gergely, ad esempio, ha sollevato una questione cruciale sul profilo di Omar: “Tutte le autorità lo sanno, e tutta la Romania del resto, che follia sta succedendo con gli orsi in Romania, e non si fa assolutamente nulla. Gli attacchi sono sempre più frequenti ultimamente, e le autorità fanno finta di niente… Solo parole al vento”.

Il problema orsi in Romania: una tragedia annunciata

La morte di Omar Farang Zin ha acceso i riflettori su una problematica endemica della Transfăgărășan: la sovrappopolazione di orsi nella zona. Con ben 112 esemplari, il numero è quattro volte superiore alla soglia ottimale, creando una situazione di convivenza forzata tra uomini e animali che si rivela sempre più spesso pericolosa. Dragoș Ionescu, responsabile del Fondo per la Caccia, ha evidenziato come “La strada è molto trafficata e turisti da tutta Europa vengono appositamente in questo luogo per vedere gli orsi in natura”. La tendenza dei turisti a voler fotografare e, peggio ancora, nutrire gli orsi, contribuisce a modificare il loro comportamento naturale, rendendoli meno schivi e potenzialmente più aggressivi. “Vengono per fotografarli, vengono per dar loro da mangiare e la stessa tragedia può accadere in qualsiasi momento”, ha ammonito Ionescu.

L’incidente di Omar Farang Zin non è un caso isolato, ma un drammatico promemoria dei rischi intrinseci nell’interazione con la fauna selvatica, soprattutto quando si sottovaluta la pericolosità di animali selvatici come gli orsi. La sua tragica fine dovrebbe servire da monito per le autorità rumene e per i turisti di tutto il mondo: la natura selvaggia, per quanto affascinante, richiede rispetto, consapevolezza e una rigorosa aderenza alle norme di sicurezza, per evitare che altre vite vengano spezzate in nome di una curiosità mal riposta o di un’interazione imprudente.

Cosa credi che si possa fare per bilanciare il desiderio dei turisti di interagire con la fauna selvatica e la necessità di garantire la sicurezza di entrambi, umani e animali?

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