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Giustizia, sì del Senato all’articolo 2: approvata la separazione delle carriere

Pubblicato: 03/07/2025 11:40
Senato approvata separazione carriere

Con un voto che segna una tappa importante nel percorso di riforma della giustizia italiana, l’aula del Senato ha approvato l’articolo 2 del ddl sulla separazione delle carriere dei magistrati. Il testo introduce una modifica all’articolo 102 della Costituzione, precisando che le norme relative alla magistratura devono disciplinare anche le distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti.
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Modifica costituzionale: due carriere distinte per i magistrati

L’articolo 2 del disegno di legge costituzionale rappresenta il fulcro della proposta di riforma voluta dal governo: introduce nella Costituzione il principio secondo cui le carriere dei magistrati giudicanti (coloro che esercitano la funzione giurisdizionale) e dei magistrati requirenti (cioè i pubblici ministeri) devono essere separate e autonome.

Fino ad oggi, infatti, la magistratura italiana ha previsto un sistema di unicità di carriera, con la possibilità per i magistrati di passare da una funzione all’altra nel corso della loro vita professionale. La riforma mira invece a sancire una netta divisione tra chi accusa e chi giudica, modificando uno degli assetti fondamentali del sistema giudiziario italiano.

Approvati anche gli articoli 3 e 4: i due Csm distinti

Oltre all’articolo 2, il Senato ha dato il via libera anche agli articoli 3 e 4, che articolano e specificano il principio della separazione delle carriere. In particolare, questi articoli prevedono l’istituzione di due distinti Consigli Superiori della Magistratura, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, ognuno con competenza esclusiva sulla propria categoria.

Questa separazione riguarda non solo il reclutamento e la progressione di carriera, ma anche le valutazioni di professionalità, i procedimenti disciplinari e la gestione delle nomine. Si tratta di un cambiamento profondo che, secondo i promotori della riforma, punta a rafforzare l’imparzialità dei giudici e la terzietà dell’organo giudicante.

Bocciate tutte le proposte di modifica dell’opposizione

Durante l’esame del disegno di legge in aula, le opposizioni hanno presentato diverse proposte di modifica, tutte respinte dalla maggioranza. I rilievi sollevati riguardavano principalmente il timore di uno sbilanciamento dei poteri e il rischio di indebolire l’indipendenza della magistratura.

Critiche sono arrivate da varie forze parlamentari, che hanno parlato di una riforma ideologica e divisiva, sostenendo che la separazione delle carriere non affronta le vere criticità della giustizia italiana, come i tempi lunghi dei processi e la carenza di risorse. Tuttavia, la maggioranza ha mantenuto la propria posizione, ritenendo che la riforma sia necessaria per una giustizia più equa ed efficiente.

Un passaggio chiave nel percorso di riforma costituzionale

Con l’approvazione degli articoli 2, 3 e 4, il disegno di legge sulla separazione delle carriere compie un passo cruciale verso una modifica strutturale del sistema giudiziario. Si tratta di un disegno di legge costituzionale, e come tale dovrà essere approvato in due letture identiche da ciascuna Camera, a distanza di almeno tre mesi l’una dall’altra. In assenza di una maggioranza qualificata nella seconda votazione, la riforma potrà essere sottoposta a referendum confermativo.

Per il governo, questo passaggio rappresenta uno dei capisaldi dell’azione riformatrice in ambito giudiziario. La separazione delle carriere è stata infatti a lungo invocata da alcune forze politiche come misura indispensabile per garantire la terzietà del giudice e per evitare commistioni tra le funzioni di accusa e giudizio.

Un dibattito destinato a proseguire

Nonostante l’approvazione in Senato, il percorso della riforma si annuncia ancora largo e complesso. Il tema della separazione delle carriere dei magistrati continua a suscitare dibattiti intensi non solo in ambito politico, ma anche tra i giuristi, le associazioni di magistrati e l’opinione pubblica.

Resta da vedere quale sarà l’esito finale di questo iter costituzionale e se l’impianto approvato troverà o meno sufficiente consenso per completare il proprio cammino. Nel frattempo, l’aula del Senato ha tracciato una linea chiara, votando a favore di una delle riforme più significative e discusse degli ultimi anni nel panorama della giustizia italiana.

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