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Ursula von der Leyen, il Parlamento europeo voterà la mozione di sfiducia: “Ci sono i numeri”

Pubblicato: 03/07/2025 10:47
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Il Parlamento europeo si prepara a vivere una settimana di alta tensione istituzionale. È stata formalmente presentata una mozione di sfiducia contro Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, un atto che scuote gli equilibri politici di Bruxelles a pochi giorni dall’insediamento della nuova legislatura. L’iniziativa, partita dai banchi dell’estrema destra, ha superato il numero minimo di sottoscrizioni, portando il caso direttamente all’Aula dell’Eurocamera.
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Il promotore: Piperea e il gruppo Ecr

A presentare la mozione è stato Georghe Piperea, europarlamentare del gruppo Ecr (Conservatori e Riformisti europei), forza politica che si colloca fuori dall’asse centrale composto da popolari, socialisti e liberali. Piperea ha raccolto 79 firme, superando le 72 necessarie per attivare la procedura prevista dal regolamento del Parlamento europeo.

I servizi giuridici dell’Eurocamera hanno confermato la regolarità dell’iniziativa. E nel pomeriggio, durante la conferenza dei presidenti, la presidente dell’assemblea Roberta Metsola ha informato ufficialmente tutti i gruppi politici: la mozione di censura è stata regolarmente presentata, ed è pronta a entrare nell’agenda dell’Assemblea.

Calendario fissato: voto il 10 luglio

Il calendario della plenaria è stato immediatamente aggiornato: lunedì 7 luglio è prevista la discussione in Aula, mentre il voto finale si terrà giovedì 10 luglio. L’esito, tuttavia, sembra già scritto. I numeri a disposizione della proposta sono molto limitati, trattandosi di un’iniziativa portata avanti da un’area politicamente minoritaria.

A sostenere la sfiducia, infatti, sono in larga parte eurodeputati appartenenti a forze della destra radicale, gruppi che al momento non hanno né i numeri né le alleanze sufficienti per far cadere la presidente della Commissione. Ma la portata simbolica della mozione resta potente: è un segnale politico chiaro di opposizione frontale al secondo mandato di Ursula von der Leyen.

Il fronte dei popolari e l’opposizione compatta

Il gruppo Ppe (Partito popolare europeo), a cui Ursula von der Leyen appartiene, ha già annunciato che difenderà con forza l’operato della Commissione e della sua presidente. Per il Ppe, la mozione rappresenta un attacco strumentale, finalizzato più a logiche interne alla nuova composizione dell’Eurocamera che a una reale valutazione dell’attività dell’esecutivo comunitario.

Anche i socialisti europei si sono chiamati fuori dalla sfiducia. La presidente del gruppo S&D, Iratxe Garcia Perez, ha dichiarato che non sosterranno nessuna iniziativa che provenga dall’estrema destra. Tuttavia, ha aggiunto un elemento di riflessione: se si dovesse aprire un dibattito serio sulla permanenza dell’attuale Commissione, saranno i socialisti stessi a decidere tempi e modalità per una eventuale sfiducia, nel caso non si trovassero rappresentati nelle scelte strategiche dell’esecutivo.

von der leyen

Le posizioni a sinistra: tra cautela e ambiguità

Diversa, e più ambigua, la posizione del gruppo laSinistra, rappresentato in conferenza dal co-presidente Martin Schierdewan. Il dirigente ha affermato: «Vogliamo un cambiamento di politica, ma discuteremo su come procedere». Parole che non chiudono del tutto la porta alla sfiducia, ma che indicano una riflessione in corso, probabilmente anche all’interno delle diverse anime che compongono il gruppo.

Il dato certo è che nessuna delle forze politiche maggioritarie ha mostrato l’intenzione di appoggiare una mozione che, nella sostanza, rischia di rafforzare politicamente proprio la figura della presidente von der Leyen. Il rischio di una sconfitta della sfiducia si trasformerebbe infatti in una legittimazione indiretta della sua leadership per il prossimo quinquennio.

La posta in gioco: non solo von der Leyen

Il significato di questa mozione va oltre il tentativo – purtroppo fallito in partenza – di rovesciare la Commissione. Si inserisce in un quadro europeo in cui la costruzione di alleanze è ancora in corso e dove le forze politiche tentano di marcare il proprio spazio prima della formazione ufficiale dei nuovi equilibri istituzionali.

Con questa mossa, l’Ecr cerca di posizionarsi come opposizione strutturale all’esecutivo, alzando la voce e costringendo i gruppi maggioritari a esporsi pubblicamente a difesa di von der Leyen. Una strategia che punta a polarizzare il confronto tra sovranisti e filo-europeisti, in un momento delicatissimo per la stabilità delle istituzioni comunitarie.

La prossima settimana il Parlamento europeo si esprimerà in via ufficiale. Ma già ora è evidente che si è aperta una fase politica nuova, in cui anche la presidente della Commissione, forte di un secondo mandato ancora in discussione, dovrà affrontare pressioni crescenti e nuove dinamiche di scontro.

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