
Un’esplosione devastante ha squarciato la tranquillità di Roma stamattina, scuotendo la zona Prenestina e seminando il panico. Un distributore di GPL, situato in via dei Gordiani, è esploso intorno alle 8 di venerdì 4 luglio, causando un bilancio drammatico di oltre 40 feriti, due dei quali versano in condizioni gravissime. L’evento ha innescato un’onda d’urto che ha coinvolto un’ampia area circostante, trasformando un ordinario inizio di giornata in uno scenario di caos e terrore. Le prime avvisaglie, scambiate per esplosioni di pneumatici, hanno preceduto un boato fragoroso e l’apparizione di un fungo rosso, segno inequivocabile della potenza distruttiva dell’esplosione.
L’incidente ha sollevato interrogativi urgenti sulla sicurezza degli impianti di GPL in prossimità dei centri abitati. Andrea Tavoletta, responsabile operazioni logistica e Fidi presso Termo Trading Petroli, ha offerto una lucida analisi della dinamica: le cisterne dei distributori mantengono il GPL allo stato liquido sotto pressione, tra i 2 e gli 8 bar. La rottura di una conduttura e il conseguente innesco di un incendio possono trasformare una cisterna in una “bomba potentissima“. Sebbene esistano “mandate di chiusura” per circoscrivere le perdite, l’efficacia di tali misure dipende dalla posizione del danno e dalla rapidità d’azione. Le operazioni di carico sono soggette a controlli rigorosi, ma in caso di incidente grave, l’unica risposta possibile rimane l’intervento dei Vigili del Fuoco.

La testimonianza di Livio
Tra le storie di apprensione e di scampato pericolo, emerge quella di Livio, un padre la cui famiglia ha sfiorato la tragedia per pochi minuti. Sua figlia di cinque anni, che da una settimana frequenta il centro estivo presso il centro sportivo Villa De Sanctis, proprio di fronte al luogo dell’esplosione, si è salvata grazie a un ritardo inaspettato. Una banale esigenza – sistemarsi i capelli – ha trattenuto la bambina e sua madre, con l’altra figlia di un anno, a casa per appena cinque minuti in più del previsto. Un lasso di tempo infinitesimale che si è rivelato cruciale, separandole dal cuore dell’esplosione.
Il racconto di Livio è intriso di un misto di sollievo e orrore. Inizialmente, vedendo il fumo, aveva pensato alla vicina discarica e aveva suggerito alla moglie di non portare la bambina al centro. Tuttavia, la moglie ha insistito per prepararsi. Fortunatamente, gli animatori del centro, con prontezza ammirevole, hanno percepito le prime avvisaglie e hanno immediatamente allontanato i bambini dalle fiamme, mettendo in salvo i piccoli affidati alle loro cure. Questa reazione tempestiva ha scongiurato un bilancio ancora più drammatico, evidenziando l’importanza della preparazione e della rapidità di intervento in situazioni di emergenza.

Il racconto dell’esplosione
Livio descrive il crescendo dell’evento con vivido realismo. Le prime esplosioni, simili a scoppi di pneumatici, sono state seguite da quelle che sembravano scosse telluriche, “prima è sembrato un terremoto, poi tre o quattro movimenti d’aria”. Infine, il culmine: “il fungo rosso dell’esplosione, e la botta è stata devastante: con tutte le finestre chiuse, che sono state spalancate dal botto, sono stato spostato di mezzo metro”. Solo a quel punto, con la piena realizzazione dell’accaduto, Livio ha compreso la portata della catastrofe: l’esplosione del distributore di GPL. L’esperienza ha rafforzato le sue preesistenti paure riguardo la vicinanza di tali impianti ai centri abitati, un timore amplificato dalla presenza di una discarica nelle immediate vicinanze. La testimonianza di Livio è un monito potente sui pericoli intrinseci di queste strutture e sulla necessità di una rigorosa valutazione dei rischi per la sicurezza pubblica.