Vai al contenuto

Hamas dice sì al Piano Usa: è la fine della guerra a Gaza?

Pubblicato: 04/07/2025 21:41
guerra a gaza

La Striscia di Gaza si trova a un punto di svolta cruciale, con segnali emergenti di un possibile cessate il fuoco e del rilascio degli ostaggi. Le recenti comunicazioni da parte di Hamas, diffuse dall’emittente televisiva del Qatar al-Araby, indicano un’accettazione, seppur con “lievi e formali modifiche”, della proposta di accordo elaborata dall’inviato americano Steve Witkoff. Hamas è pronto ad avviare “immediatamente” colloqui su una proposta di cessate il fuoco con Israele a Gaza, dopo aver tenuto consultazioni con altre fazioni palestinesi. “Il movimento è pronto a impegnarsi immediatamente e seriamente in un ciclo di negoziati sul meccanismo per mettere in atto” i termini di una bozza di proposta di tregua ricevuta dai mediatori, si legge nel comunicato.

L’emittente qatariota sottolinea come Hamas abbia sostanzialmente accolto tutti i punti salienti del testo statunitense, richiedendo solo aggiustamenti minimi nella formulazione. Un’accettazione quasi integrale che fa ben sperare sull’imminente possibilità di un’intesa. La bozza di accordo ha già ricevuto un importante avallo da parte israeliana, essendo stata approvata all’inizio di questa settimana dal ministro israeliano per gli Affari strategici Ron Dermer durante la sua visita a Washington, a dimostrazione di una certa convergenza di intenti tra le parti a livello diplomatico.

Tensioni interne a Israele

Nonostante i progressi sul fronte diplomatico, la situazione interna a Israele rimane tesa e complessa. Le recenti indiscrezioni rivelano un profondo scontro tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il capo di stato maggiore delle IDF (Forze di Difesa Israeliane), Eyal Zamir. L’incontro a porte chiuse, riportato dall’emittente israeliana Channel 12, ha messo in luce divergenze significative sui futuri piani militari per la Striscia di Gaza.

La scintilla del disaccordo è scaturita dalla direttiva di Netanyahu a Zamir di preparare un piano per trasferire la stragrande maggioranza della popolazione nella parte meridionale di Gaza. Una mossa che il primo ministro considera essenziale per le future operazioni militari e per il controllo del territorio.

Le obiezioni di Zamir

La risposta di Zamir è stata veemente e diretta: “Volete un governo militare? Chi governerà due milioni di persone?“. Una domanda retorica che ha evidenziato le profonde preoccupazioni del capo di stato maggiore riguardo alla fattibilità e alle implicazioni di un tale piano. Netanyahu ha replicato con fermezza, alzando la voce: “L’IDF e Stato di Israele“, ribadendo la sua intransigenza. Ha poi chiarito la sua posizione, sottolineando di non volere un governo militare, ma di non essere disposto a lasciare alcun margine di manovra a Hamas.

L’alternativa e i rischi

Il premier israeliano ha poi prospettato l’alternativa al piano di evacuazione: il controllo totale dell’intera Striscia di Gaza, comprese le aree finora risparmiate dalle operazioni militari per timore di mettere a rischio gli ostaggi. Ha dichiarato con decisione che “l’alternativa all’evacuazione verso sud è quella di attraversare l’intera Striscia e catturarla tutta, e questo significa uccidere gli ostaggi, cosa che non voglio e non sono disposto a fare”. Queste parole sottolineano la difficile bilancia tra obiettivi militari e la salvaguardia delle vite degli ostaggi, un dilemma che continua a pesare enormemente sulle decisioni politiche e militari.

Zamir, tuttavia, ha espresso forti perplessità su un’operazione su vasta scala, avvertendo che un piano del genere potrebbe condurre a una “perdita di controllo”. Le sue preoccupazioni si concentrano sulla gestione di una popolazione affamata e arrabbiata, che potrebbe “rivoltarsi contro l’IDF”. Questo scenario, temuto dalle forze armate, sottolinea la complessità non solo delle operazioni militari, ma anche della gestione umanitaria e sociale di un territorio densamente popolato e già provato da anni di conflitto.

La determinazione di Netanyahu

Nonostante gli avvertimenti, Netanyahu ha tagliato corto le discussioni, ribadendo la sua richiesta: “Preparate un piano di evacuazione: voglio vederlo quando torno da Washington“, dove lunedì incontrerà il presidente americano Donald Trump. La sua determinazione a proseguire con il piano di evacuazione appare incrollabile, anche di fronte alle riserve dei suoi vertici militari, ponendo le basi per ulteriori tensioni e sfide future.

La situazione a Gaza e in Israele rimane dunque un intreccio complesso di diplomazia, strategia militare e profonde tensioni interne. Mentre la speranza di un cessate il fuoco si fa più concreta, le dinamiche interne israeliane e le sfide logistiche e umanitarie delineano un futuro ancora incerto per la regione.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2025 23:51

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure