
Potrebbe essere la svolta che il mondo aspetta da mesi: una tregua di 60 giorni tra Israele e Hamas, accompagnata da uno scambio di prigionieri e dal rilascio degli ostaggi ancora in mano al gruppo radicale palestinese. Secondo fonti panarabe, la risposta di Hamas è attesa oggi, venerdì 4 luglio, e i segnali filtrati sarebbero positivi.
Il piano, costruito dai mediatori di Egitto e Qatar, è già stato accettato da Israele. Hamas, secondo quanto riportano fonti citate da Asharq Al-Awsat e Al Jazeera, starebbe valutando con “responsabilità” la proposta, pur mantenendo delle riserve sui dettagli tecnici: in particolare, l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza e il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia. Il gruppo islamista – scrive anche l’agenzia turca Anadolu – sarebbe però disposto a mostrare “flessibilità“, purché vengano rispettati gli interessi palestinesi.
Il piano prevede una tregua di 60 giorni e si articola in cinque fasi. Secondo il New York Times, Hamas dovrebbe rilasciare 10 ostaggi ancora in vita e consegnare le salme di 18 ostaggi deceduti. Si tratta di un importante cambiamento rispetto alla proposta americana di maggio, che prevedeva la liberazione di tutti gli ostaggi nei primi sette giorni.
Il presidente Donald Trump dovrebbe annunciare personalmente l’accordo, e ha già anticipato la linea della Casa Bianca: “Voglio sicurezza per la popolazione di Gaza, hanno vissuto l’inferno”, ha dichiarato. Durante i 60 giorni di tregua, sarà Steve Witkoff, inviato speciale degli Stati Uniti, a guidare i negoziati per costruire un cessate il fuoco permanente. Intanto, il presidente americano si prepara a ospitare Benjamin Netanyahu la prossima settimana a Washington per un confronto diretto.
Restano nodi cruciali da sciogliere, come le mappe del ritiro israeliano, le garanzie per l’accesso umanitario e le condizioni post-tregua. Ma il contesto – sia politico che diplomatico – fa intravedere una possibile svolta storica dopo mesi di devastazione e stallo.