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L’anniversario di Andrea Bajani, un addio che conquista lo Strega

Pubblicato: 04/07/2025 07:15

Il volto è teso, la voce emozionata ma composta. Andrea Bajani stringe tra le mani la bottiglia simbolo del Premio Strega 2025, mentre nella cavea di Villa Giulia si alza l’applauso. Il suo romanzo L’anniversario, pubblicato da Feltrinelli, ha vinto con 194 voti, lasciandosi alle spalle opere forti e autori affermati. Non è solo la consacrazione di uno scrittore già molto amato, ma anche la vittoria di un libro che osa rompere un tabù ancora avvolto nel silenzio: l’addio ai genitori come atto di salvezza.

Un romanzo sull’interruzione del legame

Il protagonista de L’anniversario torna, dieci anni dopo, a ripercorrere il gesto che ha segnato la sua vita: ha scelto di non parlare più con il padre e la madre, per sottrarsi a un ambiente familiare segnato da violenza psicologica, sopraffazione e muta complicità. Non ci sono morti né abusi eclatanti nel racconto, solo il dolore quotidiano, la corrosione silenziosa dell’anima, la paura interiorizzata.

Andrea Bajani non urla mai. Scrive con una calma spiazzante, come se ogni frase fosse il risultato di un lungo decantare del dolore. La sua lingua è lucida, mai melodrammatica, persino tenera quando racconta il momento esatto in cui si taglia il cordone. È questo equilibrio, questa tensione contenuta, a rendere il romanzo così potente. Le pagine non cercano giustificazioni, né condanne: raccontano un atto necessario, tragico e liberatorio. Il figlio che se ne va senza guardarsi indietro. E il silenzio che da allora avvolge tutto.

Intimità e disobbedienza

La letteratura è contestare la versione ufficiale”, ha detto lo stesso Bajani nel ricevere il premio. E questo romanzo è, in effetti, una forma di disobbedienza: non verso la famiglia in sé, ma verso quella narrazione che la vuole per forza sacra, accogliente, indissolubile. L’anniversario è un libro politico nella sua intimità, perché denuncia ciò che spesso resta sommerso nelle case: l’abuso che non lascia lividi ma svuota le vite. Non è un’accusa: è una testimonianza.

Bajani ha scritto un romanzo che non cerca redenzione. Nessun ricongiungimento, nessuna nostalgia. Solo il racconto di ciò che è stato, e il diritto di dire: basta. Un gesto letterario coraggioso, che ha colpito critica e pubblico, e che è valso all’autore anche il Premio Strega Giovani, assegnato a giugno.

Bajani e la costruzione di un’identità letteraria

Classe 1975, Bajani è da tempo una figura di riferimento della narrativa italiana contemporanea. Con Se consideri le colpe (2007) aveva già vinto il SuperMondello e il Brancati. Poi sono arrivati Ogni promessa e Il libro delle case, finalista allo Strega 2021. Sempre con Feltrinelli, Bajani ha costruito un percorso coerente, misurato, fondato su uno sguardo profondo sul privato, senza mai cedere al compiacimento.

Con L’anniversario ha fatto un passo ulteriore: ha portato in scena la diserzione dal mito familiare, ha spezzato il racconto rassicurante che accompagna ogni ricordo d’infanzia, e lo ha fatto senza odio, ma con una freddezza poetica che è diventata la sua cifra.

Una vittoria annunciata ma non banale

La vittoria era nell’aria: Bajani era il favorito fin dall’annuncio della cinquina. Alle sue spalle si sono classificati Elisabetta Rasy con Perduto è questo mare (Rizzoli), romanzo sul viaggio di esilio e di ritorno, e Nadia Terranova, con Quello che so di te (Guanda), storia di una figlia alla ricerca della verità sulla madre. Seguono Paolo Nori con Chiudo la porta e urlo (Mondadori) e l’esordiente Michele Ruol, con un’opera dura e visionaria pubblicata da TerraRossa.

Feltrinelli torna a vincere lo Strega dopo vent’anni, ma più della casa editrice, in questa edizione ha vinto un’idea radicale di romanzo: quella che non cerca il consenso, non teme di disturbare, non rincorre l’attualità. Un libro che sceglie il silenzio come forma di racconto e lo trasforma in una voce fortissima.

Il coraggio del distacco

L’anniversario è un libro che resta. Perché parla di ciò che non si dice. Perché toglie al lettore ogni appiglio facile. Perché, come ha scritto un critico, “ti colpisce come un pugno, ma senza rumore”. Bajani non scrive per fare pace. Scrive per restituire a chi legge la possibilità di scegliere chi essere. Anche quando la scelta è tagliare il legame più antico. Anche quando non ci saranno perdoni.

E forse è per questo che ha vinto.

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