
Era partito per un viaggio in moto lungo le suggestive strade dei Carpazi, immerso nella natura selvaggia della Romania. Non immaginava che sarebbe stato il suo ultimo. Omar Farang Zin, 48 anni, originario di Samarate, in provincia di Varese, è stato ucciso da un orso bruno nei pressi della diga di Vidraru, lungo la celebre Transfăgărășan DN7C, una delle strade panoramiche più amate dai motociclisti europei.
La dinamica è stata confermata dalle autorità romene, secondo le quali il corpo dell’uomo è stato trascinato in un burrone per circa 60 metri dall’animale, un’orsa con tre cuccioli. Un comportamento tipico di difesa, attivato probabilmente dalla vicinanza eccessiva del motociclista. Fonti locali, confermate anche da immagini trovate sul cellulare della vittima, raccontano che Zin si era avvicinato all’orsa per scattare foto, fino a pochi metri di distanza. Aveva anche postato selfie e video degli orsi su Facebook il giorno prima del tragico attacco.
Le squadre del soccorso alpino e della gendarmeria di Argeș hanno recuperato il corpo, gravemente ferito, in una zona impervia. Le autorità hanno poi abbattuto l’animale, dopo averlo identificato grazie alle fotografie. L’area della diga di Vidraru è nota per l’alta presenza di orsi: secondo le stime, ospita oltre 110 esemplari, quattro volte il numero ottimale previsto per quell’habitat. Solo nelle ultime settimane, altre due persone – un polacco e una spagnola – erano rimaste ferite in attacchi simili nella stessa zona.
Il caso riapre il dibattito sul turismo naturalistico e la convivenza con la fauna selvatica: da un lato la crescente attrazione per luoghi incontaminati, dall’altro la scarsa consapevolezza dei rischi nel trovarsi faccia a faccia con animali selvatici in ambienti non controllati.