
Sono passati quasi 18 anni dal giorno in cui Chiara Poggi fu trovata morta nella villetta di famiglia a Garlasco, in provincia di Pavia. Era il 13 agosto 2007. Quella morte – brutale, efferata – continua ancora oggi a suscitare interrogativi, dubbi, e nuove piste. L’ultima riapertura dell’inchiesta coinvolge Andrea Sempio, amico d’infanzia del fratello della vittima. Ma il caso, anche dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi, non ha mai smesso di far parlare.
A rilanciare l’ipotesi di una dinamica diversa da quella ormai archiviata è la dottoressa Luisa Regimenti, medico legale e docente all’Università di Tor Vergata. In un’intervista al Settimanale Gente, la specialista ha parlato senza mezzi termini: «È stata un’esecuzione brutale: chiunque l’abbia uccisa la conosceva, ed era animato da un odio cieco». Un assassino? «No. Secondo me erano almeno due. I colpi sono stati inferti in maniera diversa, da mani diverse».

Chiara è stata trovata senza vita in casa, nella zona giorno. Le analisi autoptiche – al centro di numerose perizie e controperizie – rivelarono una dinamica di aggressione ancora oggi controversa. Secondo Regimenti, la ragazza sarebbe stata torturata sul divano, probabilmente trattenuta da uno mentre l’altro la colpiva. Un dettaglio inquietante riguarda i tagli netti sulle palpebre: «Le sono stati inflitti deliberatamente. Un messaggio. Aveva visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere».
La giovane tentò la fuga. Riuscì a liberarsi per pochi istanti, ma fu raggiunta e colpita a morte. Gli oggetti usati, secondo Regimenti, sarebbero stati due: un’ascia e un martello. «L’ascia per sfondare, il martello per chiudere il conto. È stata uccisa con una forza notevole, con volontà di annientare».

Intanto, sul piano giudiziario, si è tornati in aula. Oggi, venerdì 4 luglio, a Milano si è tenuto un nuovo incidente probatorio, nell’ambito della riapertura delle indagini voluta dalla procura di Pavia. È indagato Andrea Sempio, già attenzionato negli anni successivi al delitto ma mai formalmente coinvolto fino a poco tempo fa.
Il provvedimento è stato disposto dalla gip Daniela Garlaschelli e riguarda alcuni reperti biologici. «Oggi abbiamo fatto solo la parte biologica, le campionature», ha spiegato all’uscita Luciano Garofano, ex generale del Ris e oggi consulente della difesa Sempio. Nessuna novità eclatante, per ora, ma un passaggio tecnico necessario.

Anche il consulente della famiglia Poggi, l’ex ufficiale del Ris Marzio Capra, ha confermato: «Nessuna sorpresa. Si tratta di materiali già analizzati in passato. Ma ci è stato chiesto di rifare alcune analisi, e le rifaremo». L’attesa ora è tutta per l’esito delle nuove comparazioni genetiche, che potrebbero rafforzare o escludere definitivamente la pista Sempio.
La famiglia Poggi, assistita dagli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, attende da quasi due decenni una verità piena. E mentre il nome di Alberto Stasi – condannato a 16 anni – resta per la giustizia quello dell’unico colpevole, nuovi scenari sembrano aprirsi. Il caso Garlasco, dopo 18 anni, non è affatto chiuso.