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Trump, è arrivata la telefonata che cambia la strategia Usa: la svolta improvvisa

Pubblicato: 04/07/2025 14:08

«Il presidente Trump ha parlato questa mattina con il presidente ucraino Zelensky. Una fonte ha riferito che si è trattato di una ‘buona conversazione’». Con queste parole, riportate su X (Twitter) dal reporter di esteri Barak Ravid di Axios, si apre un nuovo capitolo nella complessa relazione tra Washington e Kiev. I due leader hanno discusso per circa 40 minuti dell’escalation russa e della fornitura di difesa aerea. La telefonata, confermata anche dal consigliere ucraino Andri Yermak, arriva in un momento di massimo attrito: gli Stati Uniti hanno sospeso alcune forniture chiave di armamenti all’Ucraina.

È il segnale più evidente di una svolta strategica americana. Dopo oltre tre anni di guerra, il sostegno militare a Kiev vacilla non per un’accelerazione di Mosca, ma per un rallentamento di Washington. Durante l’ultimo vertice NATO, Donald Trump aveva aperto alla possibilità di vendere nuovi missili Patriot a Kiev. Ma mentre pronunciava quelle parole, il Pentagono aveva già disposto lo stop immediato alle forniture. Un cortocircuito che ha lasciato intendere una linea precisa: ridimensionare l’impegno diretto americano, in favore di un approccio più selettivo e condizionato.

La scelta del Pentagono e la svolta Colby

A bloccare tutto è stato Elbridge Colby, nuovo direttore politico del Pentagono, esponente di spicco dell’area isolazionista e ideologo di una nuova dottrina: ridurre gli impegni globali per prepararsi a minacce più sistemiche, come quella cinese. La sua revisione dell’arsenale nazionale ha evidenziato scorte ridotte di missili da difesa aerea, artiglieria di precisione e armamenti per F-16. Il verdetto è stato drastico: niente più Patriot, né aiuti a fondo perduto. Solo future vendite, da finanziare con fondi alternativi, come lo sfruttamento delle terre rare ucraine.

Il messaggio è chiaro: “L’America viene prima”, ha dichiarato la portavoce Anna Kelly, sintetizzando la nuova postura della Casa Bianca. Una linea sposata da Trump, che spinge verso una neutralità transazionale: supporto solo se economicamente sostenibile e strategicamente prioritario. Per l’Ucraina è un colpo durissimo, che rischia di mettere a repentaglio l’intero sistema difensivo contro i raid russi.

Kiev isolata, Mosca esulta

A Kiev, la reazione è stata immediata. Zelensky ha convocato il vice ambasciatore americano John Ginkel per una protesta formale. Il Cremlino, invece, ha accolto la notizia con toni trionfali: «Meno armi a Kiev, più vicina la fine dell’operazione speciale», ha dichiarato il portavoce Dmitri Peskov. Intanto, Mosca intensifica i bombardamenti su infrastrutture e città ucraine. L’esercito russo sembra deciso ad approfittare della finestra di vulnerabilità.

Il vero obiettivo: la Cina

Dietro la decisione del Pentagono non c’è solo la contabilità degli arsenali. C’è una ridefinizione strategica della minaccia globale: per Trump e Colby, il vero avversario è Pechino, non Mosca. Spostare l’asse verso l’Asia significa sacrificare in parte il fronte orientale dell’Europa. Ma a che prezzo?

Zelensky, per ora, punta sull’opzione commerciale: acquistare nuove batterie, dieci in tutto, per 15 miliardi di dollari, da finanziare con le entrate dello sfruttamento minerario, già al centro di un controverso accordo con Trump. La volontà politica, però, sembra mancare.

E così l’ombrello atlantico comincia a incrinarsi. Non per una sconfitta sul campo, ma per una crisi interna all’alleanza. E mentre a Bruxelles si cercano soluzioni tampone, a Mosca si preparano altri missili.

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Ultimo Aggiornamento: 04/07/2025 16:29

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