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Esplosione in via Nizza, il sospetto atroce: “Non è stato un incidente”

Pubblicato: 05/07/2025 13:11

È stata una notte buia, illuminata solo da bagliori improvvisi e sinistri. Un boato ha squarciato il silenzio del quartiere Lingotto a Torino, svegliando decine di famiglie nel cuore della notte. Alle 3.10 del 29 giugno, l’ultimo piano di un palazzo in via Nizza 389 è stato devastato da un’esplosione violenta, seguita da un incendio che ha inghiottito tre appartamenti. Le sirene hanno squarciato l’aria, portando con sé il dolore di chi ha perso tutto — e di chi, come Jacopo Peretti, ha perso la vita. Aveva 35 anni, viveva accanto alla mansarda da cui è partito tutto. Il suo corpo è stato ritrovato carbonizzato.

Quella che inizialmente sembrava una fuga di gas, sta ora assumendo contorni decisamente più inquietanti. La Procura di Torino, secondo quanto riportato da Rai News, avrebbe abbandonato la pista dell’incidente per valutare un’ipotesi dolosa. I Vigili del Fuoco, durante i rilievi nell’area devastata dall’esplosione, avrebbero infatti trovato un innesco: un dettaglio che cambia completamente la prospettiva investigativa e trasforma un presunto disastro colposo in un possibile atto criminale premeditato.

Gli inquirenti, coordinati dal procuratore Giovanni Bombardieri e dal sostituto Chiara Canepa, mantengono il massimo riserbo sull’indagine, ma è emerso che Jacopo Peretti non sarebbe stato l’obiettivo. Il giovane — dipendente della Rai, secondo fonti locali — potrebbe essere stato solo una vittima collaterale, trovandosi nel posto sbagliato nel momento peggiore. Il vero obiettivo, dunque, potrebbe essere stato un altro inquilino. Ma chi? E perché?

La squadra mobile lavora a stretto contatto con i tecnici dell’Arpa e i Vigili del Fuoco, mentre vengono passate al setaccio le telecamere di videosorveglianza della zona. L’appartamento da cui sarebbero partite le fiamme si trova al quinto piano, proprio accanto a quello della vittima. L’esplosione ha provocato cinque feriti, tra cui due minori: una bambina di 6 anni e un ragazzo di 12, che ha riportato ustioni sul 30% del corpo ed è ancora ricoverato in gravi condizioni.

Nel frattempo, più di 40 persone sono rimaste senza casa. Il palazzo, danneggiato e parzialmente inagibile, è presidiato dalle forze dell’ordine. La Comunità di Torino si è subito mobilitata per offrire sostegno logistico e psicologico agli sfollati. Ma il clima resta teso, carico di domande senza risposta.

A una settimana di distanza, il quartiere Lingotto non ha ancora dimenticato quella notte. E ora, con la nuova pista investigativa, la paura si mischia alla rabbia. Se davvero si è trattato di un atto deliberato, chi ha acceso la miccia di questa tragedia dovrà essere trovato. E giudicato.

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