
Almeno 13 morti accertati, centinaia di dispersi, strade spazzate via, blackout totali e centri di soccorso attivi giorno e notte. È il drammatico bilancio provvisorio della devastante inondazione che ha colpito il Texas il 4 luglio, giorno della festa nazionale americana. Ma in questa Independence Day, tra le stelle e strisce al vento, il dolore ha preso il posto della celebrazione.
Tre contee situate a ovest di Austin, la capitale dello Stato, sono state sommerse nella notte da un violentissimo fronte temporalesco che ha rovesciato oltre trenta centimetri d’acqua, trasformando le colline aride in colate di fango e detriti. Il fiume Guadalupe ha raggiunto livelli record, crescendo in alcune aree fino a sette metri. In pochi minuti, l’acqua ha invaso strade, abitazioni, campi estivi.
Centinaia di bambini nei campi estivi
A rendere ancora più drammatica la situazione è la presenza, nelle zone colpite, di decine di campi scuola estivi. Il sospetto che tra le vittime possano esserci molti bambini ha gettato nel panico le famiglie. Diverse strutture – tra cui Camp Mystic, Rio Vista, Sierra Vista, La Junta, Waldemar e Texas Lions Camp – hanno confermato che i partecipanti sono stati messi in salvo, ma non tutti i centri hanno potuto comunicare con l’esterno. E per centinaia di genitori l’attesa si è trasformata in angoscia.
Abbott: “La priorità è salvare vite”
Il governatore del Texas, Greg Abbott, ha definito l’evento una “catastrofe naturale senza precedenti” e ha annunciato la mobilitazione della Guardia Nazionale, del Dipartimento di pubblica sicurezza e di decine di squadre di emergenza. “La priorità è salvare vite umane”, ha dichiarato su X. Intanto Joe Herring, sindaco di Kerrville, ha proclamato lo stato d’emergenza per disastro ambientale, mentre il giudice della contea Rob Kelly ha ordinato l’evacuazione immediata delle abitazioni più vicine agli argini del Guadalupe.
Scene apocalittiche e nuove piogge in arrivo
Le immagini diffuse dai media locali e girate dagli elicotteri dei soccorsi sono impressionanti: interi quartieri sommersi, tetti appena visibili, giardini trasformati in corsi d’acqua marroni. Alcuni ponti sono crollati, i sistemi elettrici e idrici sono saltati e sono stati allestiti centri di ricongiungimento per le famiglie evacuate. A peggiorare il quadro, la previsione di nuove piogge torrenziali nelle ore successive, che rischiano di far salire ancora il livello dei fiumi e complicare ulteriormente i soccorsi.
Una storia di tragedie annunciate
Non è la prima volta che il Texas è colpito da una simile calamità. Nel 2015, il fiume Blanco raggiunse un picco di dodici metri in poche ore: morirono 13 persone. L’alluvione di Houston del 2017, generata dall’uragano Harvey, causò oltre cento morti e danni incalcolabili. E lo stesso fiume Guadalupe, al centro della tragedia attuale, era straripato anche nel 2002 nella zona di Kerrville, provocando otto vittime. Una sequenza che dimostra quanto la regione sia fragile davanti agli eventi estremi, sempre più frequenti e violenti.
Una festa nazionale diventata lutto collettivo
Nel giorno in cui l’America celebra la sua nascita, il Texas piange le sue vittime. Una giornata che doveva essere fatta di barbecue, fuochi d’artificio e bandiere, è diventata una corsa contro il tempo, tra ricerche frenetiche, messaggi interrotti, nomi mancanti. L’acqua ha sommerso tutto. Ma la paura, il dolore e la speranza stanno emergendo più forti del fango.