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Alluvione in Texas, bilancio sempre più tragico: i nuovi numeri sono atroci

Pubblicato: 07/07/2025 15:16

C’è un momento in cui la natura smette di essere spettatrice e si trasforma in forza cieca. Accade all’improvviso, spesso nella notte, mentre il mondo dorme. L’acqua rompe gli argini, invade le strade, strappa via le case. I numeri iniziano a comparire solo più tardi: dispersi, morti, superstiti. Ma dietro ogni cifra c’è una storia che si è interrotta, una voce che si è spenta nel buio di una corrente.

Nessun sistema d’allerta, nessuna previsione può preparare davvero a quello che succede quando la pioggia diventa diluvio, quando i fiumi crescono a vista d’occhio, e i telefoni squillano senza risposta. La devastazione non sceglie chi colpire: bambini, anziani, genitori, volontari. La conta dei nomi comincia solo quando l’acqua si ritira. Prima c’è solo silenzio.

Una catastrofe

A dirlo sono le autorità: 41 persone sono disperse, e almeno 82 sono morte a causa delle inondazioni che hanno colpito il Texas, negli Stati Uniti. Un bilancio destinato ad aggravarsi, secondo i soccorritori che continuano a scandagliare il terreno tra macerie e fango. Il presidente Donald Trump ha definito l’evento “una catastrofe da cent’anni”, aggiungendo che probabilmente visiterà la zona colpita venerdì.

“Avrei voluto andarci oggi – ha dichiarato – ma abbiamo dato un po’ di tempo per non intralciare”. Parole arrivate mentre le immagini diffuse dalle televisioni americane mostrano interi quartieri sommersi, strade irriconoscibili, famiglie in attesa di notizie. “È orribile da guardare”, ha detto ancora Trump.

Il disastro lungo il Guadalupe River

Il cuore della tragedia si è consumato tra le prime ore del 4 luglio e la mattina successiva, quando il Guadalupe River, ingrossato da piogge torrenziali, ha rotto gli argini travolgendo con furia inarrestabile l’area di Hunt, nella contea di Kerr, nel Texas centrale. Intere comunità sono state sorprese nel sonno, isolate in pochi minuti da una massa d’acqua in piena. In alcune zone, il livello del fiume è salito di oltre otto metri in meno di un’ora.

Tra i luoghi più colpiti c’è il Camp Mystic, un campo estivo per ragazze, dove il bilancio è straziante: almeno 27 giovani tra ragazze e istruttrici sono morte, mentre altre 12 persone risultano ancora disperse. Tra loro anche il direttore del campo, Dick Eastland, deceduto nel tentativo di mettere in salvo le ragazze. Alcune tende sono state travolte mentre erano ancora occupate, altre trascinate per centinaia di metri.

L’eroe silenzioso dei salvataggi

Nel mezzo dell’orrore, si è levata la figura di Scott Ruskan, ventiseienne della Guardia Costiera statunitense, alla sua prima missione operativa. Ruskan ha contribuito a salvare 165 persone, un numero che il Dipartimento della Sicurezza Interna (DHS) ha definito “sbalorditivo”. Era responsabile del triage d’emergenza proprio al Camp Mystic, diventato epicentro del disastro.

“È un eroe americano, il cui coraggio altruistico incarna lo spirito e la missione della Guardia Costiera”, ha scritto su X la segretaria del DHS Kristi Noem. Ruskan ha minimizzato il proprio ruolo: “Sto solo facendo il mio lavoro. Questo è ciò per cui mi sono impegnato”. Ma le famiglie che oggi possono riabbracciare i propri figli non la pensano così.

Una lista che continua a crescere

Le operazioni di ricerca sono ancora in corso, con elicotteri, cani da soccorso e droni impiegati in un territorio reso difficile da attraversare. Le autorità locali hanno avvertito che il numero dei morti è destinato a salire. La National Guard è stata mobilitata per supportare i soccorsi, mentre la FEMA è già sul posto per coordinare l’assistenza.

Mentre si cerca tra le rovine, crescono anche le polemiche. In molte aree mancavano sistemi di allerta efficaci, e la popolazione locale ha denunciato ritardi nelle evacuazioni. Il National Weather Service avrebbe lanciato l’allarme solo poche ore prima della piena, troppo tardi per molte famiglie sorprese dalla violenza delle acque.

Una comunità che cerca di rialzarsi

Nella contea di Kerr, dove le strade sono ancora inaccessibili e le linee elettriche fuori uso, iniziano le prime veglie per commemorare le vittime. Le famiglie si stringono attorno ai nomi che non rispondono più. L’ex presidente George W. Bush, originario del Texas, ha espresso dolore e orgoglio per “la resilienza della nostra gente”.

Anche il mondo della cultura e della musica ha cominciato a mobilitarsi. Il cantautore country Robert Earl Keen ha annunciato un concerto di beneficenza, i cui proventi saranno devoluti alle famiglie colpite. “È il momento di stare insieme”, ha dichiarato in una breve nota.

Le domande ancora aperte

Mentre si attendono ulteriori aggiornamenti, restano molte domande. Perché non è stato attivato un sistema di evacuazione tempestivo? Perché il Camp Mystic non è stato chiuso per tempo, nonostante le previsioni meteo? Chi sarà chiamato a rispondere di queste omissioni?

Le 41 famiglie che oggi non hanno notizie dei propri cari chiedono risposte. Le 82 che hanno ricevuto la conferma della morte devono fare i conti con un dolore che nessun risarcimento potrà mai lenire. E il Texas – ferito e ancora sommerso – prova a immaginare come ricostruire, con il cuore spezzato ma lo sguardo rivolto al futuro.

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