
Alla vigilia del voto sulla mozione di sfiducia nei suoi confronti, Ursula von der Leyen interviene nell’aula del Parlamento europeo e rilancia l’allarme contro la deriva autoritaria: «Siamo entrati in un’epoca di lotta tra democrazia e illiberalismo. Assistiamo alla minaccia allarmante dei partiti estremisti che cercano di polarizzare le nostre società con la disinformazione».
Nel mirino della presidente della Commissione europea c’è la galassia dei movimenti populisti e sovranisti, accusati di ricevere sostegno dall’estero. «Non ci sono prove che abbiano risposte, ma ci sono ampie prove che molti siano sostenuti dai nostri nemici e dai loro burattinai in Russia o altrove. Questi sono movimenti alimentati da cospirazioni, dagli anti-vaccinisti agli apologeti di Putin», ha dichiarato von der Leyen in un intervento dai toni netti e politici, difendendo l’operato dell’esecutivo europeo.

Il caso Pfizer e le accuse di scarsa trasparenza
La mozione di censura è stata presentata dall’europarlamentare Gheorghe Piperea, esponente del partito ultranazionalista romeno Alleanza per l’unione dei romeni e membro del gruppo Ecr, lo stesso cui aderisce Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni, però, non ha sottoscritto la mozione. In Italia, il Movimento 5 Stelle ha annunciato che la voterà. A sostenerla saranno anche i gruppi Europa delle Nazioni Sovrane, dove siede l’AfD tedesca, e Patrioti per l’Europa, che unisce Lega, Orban e Le Pen.
Alla base dell’iniziativa parlamentare c’è il caso Pfizer: von der Leyen è accusata di non aver reso pubblici i contenuti dei messaggi scambiati con il ceo della casa farmaceutica durante le trattative per i vaccini anti-Covid. Secondo una sentenza emessa lo scorso maggio, il Tribunale Ue ha stabilito che la Commissione avrebbe dovuto conservare tali comunicazioni, pubblicarle oppure giustificare in modo trasparente la loro mancata diffusione.

La linea di difesa: «Capire le preoccupazioni dei cittadini»
Nel suo discorso, von der Leyen ha anche lanciato un appello alla responsabilità delle forze europeiste: «La vera domanda è: cosa possiamo fare? Credo che spetti a noi unirci, trovare compromessi e offrire risultati ai cittadini. L’ascesa delle politiche illiberali non avviene nel vuoto: non possiamo limitarci a criticare come le persone votano. Dobbiamo dimostrare che le ascoltiamo e che ci impegniamo a rispondere alle loro preoccupazioni legittime».
Il voto sulla mozione, previsto per domani, rappresenta un banco di prova per la presidente della Commissione, già candidata alla riconferma, e per i nuovi equilibri che si stanno delineando nel Parlamento uscito dalle elezioni di giugno.