
Prosegue con nuovi sviluppi giudiziari il caso di Liliana Resinovich, la donna triestina trovata morta in circostanze ancora da chiarire, il cui corpo fu rinvenuto nel 2022 all’interno di due sacchi di plastica in un boschetto non lontano dalla sua abitazione. Il marito, Sebastiano Visintin, è attualmente l’unico indagato per omicidio, in un quadro accusatorio che continua a evolversi.
Leggi anche: Inquietanti rivelazioni sulla relazione tra Liliana Resinovich e Claudio Sterpin
Lunedì 7 luglio gli avvocati dell’uomo, Alice e Paolo Bevilacqua, hanno depositato in Cassazione un ricorso contro l’ordinanza emessa dalla giudice per le indagini preliminari di Trieste, Flavia Mangiante, firmata il 30 giugno. L’atto impugna la decisione della gip di convocare per martedì 8 luglio alle ore 15 un’udienza di incidente probatorio in cui sarà conferito l’incarico a un gruppo di periti per eseguire accertamenti genetici, merceologici e dattiloscopici.

Accolta la richiesta dell’accusa, rigettata la perizia medico-legale
L’ordinanza della gip ha dunque recepito la richiesta dell’accusa, che ha sollecitato nuovi esami tecnici su reperti e tracce rilevati durante le indagini. Tuttavia, è stata rigettata l’istanza della difesa di disporre nel medesimo contesto una nuova perizia medico-legale, considerata invece cruciale dagli avvocati Bevilacqua per chiarire punti ancora controversi sulla causa della morte.
Secondo la difesa, l’indagine peritale prevista dall’incidente probatorio “si porrà, in sede di eventuale rinvio a giudizio, come passaggio preliminare ed essenziale di ogni successivo snodo probatorio”, motivo per cui la gip avrebbe dovuto valutare la possibilità di anticipare anche l’accertamento medico-legale, in modo da non spezzare la coerenza dell’iter tecnico-scientifico in fase pre-processuale.
L’avvocato Paolo Bevilacqua, come riportato dal quotidiano Il Piccolo, ha sottolineato che il giudice avrebbe dovuto “discernere tra opportunità o meno di anticipare il conferimento dell’incarico della perizia medico-legale rispetto al processo”.
Due perizie a confronto e la richiesta di un collegio
Alla base del ricorso c’è la posizione della difesa secondo cui le consulenze medico-legali già effettuate presentano “evidenti discrasie scientifiche”, incompatibili tra loro. Per questo motivo, i legali chiedono che “sui punti dove non convergono si esprima un collegio di periti”, super partes, incaricato di offrire una valutazione tecnica unitaria e indipendente.
La prima perizia, firmata dai consulenti Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, concludeva per una “morte asfittica tipo spazio confinato, plastic bag suffocation (PBS), senza chiara evidenza di azione di terzi”. Secondo questa ricostruzione, la dinamica compatibile sarebbe stata quella di un soffocamento in ambiente chiuso, verosimilmente provocato dalla presenza della donna all’interno dei sacchi di plastica.
Di segno completamente opposto è la seconda perizia, realizzata da un team guidato da Cristina Cattaneo, nota medico-legale. Secondo questa relazione, Liliana Resinovich è stata uccisa, probabilmente soffocata dopo essere stata aggredita. Un quadro investigativo che supporta l’ipotesi di omicidio volontario, dando nuovo peso alle indagini condotte dalla Procura di Trieste.

Il ruolo dell’incidente probatorio nel procedimento
L’incidente probatorio fissato per l’8 luglio rappresenta un passaggio delicato nella nuova inchiesta, riaperta dopo mesi di sospensioni e ipotesi contrastanti. I nuovi accertamenti tecnici serviranno a consolidare l’impianto accusatorio e a fornire elementi oggettivi in vista di un eventuale rinvio a giudizio. Ma la mancata autorizzazione alla perizia medico-legale, secondo la difesa, rischia di lasciare una zona grigia sul nodo fondamentale dell’intera vicenda: come è morta Liliana Resinovich?
La Cassazione dovrà ora esprimersi sull’ammissibilità del ricorso e sulla fondatezza delle obiezioni sollevate dagli avvocati, in un contesto giuridico che si sta facendo sempre più complesso. L’eventuale accoglimento dell’impugnazione potrebbe portare a una riapertura delle valutazioni medico-legali prima dell’apertura del dibattimento.
Il dibattito sulla scientificità delle consulenze
Il caso Resinovich si colloca in un terreno delicato per la giustizia italiana, dove il peso delle perizie tecniche risulta decisivo nella costruzione o decostruzione dell’ipotesi accusatoria. La presenza di valutazioni divergenti, come nel caso delle due perizie depositate, mette in luce l’urgenza di un accertamento univoco che possa superare le contraddizioni tra consulenti.
Per questo motivo la richiesta di un collegio di periti, sollevata dalla difesa, si inserisce nel tentativo di garantire un processo equo e scientificamente fondato, senza zone d’ombra o ricostruzioni parziali. L’ultima parola spetta ora alla Corte di Cassazione, chiamata a decidere se e in che misura l’assenza di una nuova perizia possa compromettere il diritto alla piena difesa dell’indagato.
Intanto il nome di Sebastiano Visintin resta iscritto nel registro degli indagati per omicidio, e la battaglia giudiziaria intorno alla morte di Liliana Resinovich continua a mantenere acceso il dibattito, giuridico e pubblico, su una delle vicende più controverse degli ultimi anni.