
Un acceso confronto interno al mondo politico e culturale italiano si è aperto in queste ore, dopo un post pubblicato da Ivan Scalfarotto in risposta alla richiesta dell’eurodeputata Pina Picierno di impedire l’esibizione del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev al Belvedere di Caserta. Picierno, esponente del Partito Democratico e vicepresidente del Parlamento europeo, aveva chiesto di bloccare il concerto in programma a causa delle posizioni apertamente filoputiniane del maestro russo, noto per il suo sostegno a Vladimir Putin e per le dichiarazioni in favore dell’invasione dell’Ucraina.
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Scalfarotto, deputato di Italia Viva e già sottosegretario agli Affari Esteri, pur ribadendo la sua ferma opposizione al regime russo, ha preso posizione contro quella che definisce una deriva censoria nei confronti della cultura, sostenendo che combattere l’autoritarismo non possa significare replicarne i metodi. Il caso ha immediatamente suscitato reazioni, aprendo un dibattito non solo politico ma anche etico sul rapporto tra libertà artistica e responsabilità individuale.
L’intervento di Scalfarotto: “Cara Pina, su questo non ti seguo”
Nel suo post, pubblicato sui social, Ivan Scalfarotto ha esordito con toni affettuosi, definendo Picierno “mia amica”, ma ha espresso con altrettanta chiarezza il suo dissenso. «Leggo che la mia amica Pina Picierno ha chiesto che sia impedito a Valery Gergiev, direttore d’orchestra russo, di esibirsi a Caserta a causa delle sue posizioni di appoggio a Vladimir Putin», scrive il parlamentare.
«Come sai – prosegue – sono totalmente dalla parte dell’Ucraina e penso tutto il male possibile di Putin e del suo regime, ma su questo non ti seguo, cara Pina. Se pensiamo di combattere questa battaglia censurando l’arte, la cultura e la musica, rischiamo di assomigliare noi stessi pericolosamente a quelli che vogliamo giustamente combattere». Una posizione netta, che richiama la necessità di distinguere tra condanna politica e libertà culturale.
Leggo che la mia amica @pinapic ha chiesto che sia impedito a Valery Giergev, direttore d’orchestra russo, di esibirsi a Caserta a causa delle sue posizioni di appoggio a Vladimir Putin.
— Ivan Scalfarotto 🇮🇹🇪🇺🇺🇦 (@ivanscalfarotto) July 6, 2025
Come sai sono totalmente dalla parte dell’Ucraina e penso tutto il male possibile di Putin e…
Arte e propaganda: un equilibrio sempre più difficile
Il dibattito innescato da questa vicenda ruota attorno a una domanda centrale: un artista deve essere giudicato per le sue opere o per le sue idee politiche? Nel caso di Gergiev, la questione è particolarmente delicata. Il direttore d’orchestra è considerato uno dei principali simboli della cultura musicale russa contemporanea, ma è anche una figura apertamente allineata al Cremlino, tanto da aver perso incarichi prestigiosi in Europa proprio a causa del suo sostegno all’aggressione russa in Ucraina.
Pina Picierno, nella sua richiesta di annullare il concerto a Caserta, ha sottolineato la necessità di non offrire palcoscenici pubblici a chi sostiene un regime che bombarda civili e viola il diritto internazionale. Una posizione coerente con l’orientamento di gran parte dell’Unione Europea, che ha adottato sanzioni e misure restrittive nei confronti di personalità legate alla propaganda del Cremlino.
D’altro canto, l’intervento di Scalfarotto evidenzia il rischio di una pericolosa escalation ideologica, dove anche la musica e la cultura rischiano di diventare terreno di scontro e censura, anziché spazi di dialogo e libertà. «Censurare l’arte – scrive – ci rende simili a chi vogliamo combattere». È una riflessione che pone al centro la tutela dei principi democratici, anche quando si tratta di gestire la complessità della guerra e della propaganda.

Un tema che divide anche il mondo della cultura
La vicenda ha subito attirato l’attenzione anche del mondo culturale italiano. Tra chi sostiene la posizione di Picierno, si fa strada l’idea che accogliere sul territorio nazionale una figura apertamente filoputiniana significhi ignorare le sofferenze del popolo ucraino e legittimare, anche solo simbolicamente, l’operato del regime russo.
Al contrario, altri intellettuali e artisti si riconoscono nella posizione di Scalfarotto, difendendo la necessità di non limitare la circolazione dell’arte e della musica, anche quando gli artisti coinvolti esprimono opinioni discutibili o contestabili. Per questi ultimi, la libertà artistica resta un valore inalienabile, da preservare proprio nei momenti di crisi.
Libertà culturale e responsabilità politica
In un contesto segnato da guerra, propaganda e polarizzazione, il caso Gergiev a Caserta evidenzia una tensione crescente tra libertà culturale e responsabilità politica. È legittimo escludere un artista da un evento pubblico per le sue idee politiche? Oppure così facendo si rischia di delegittimare il principio stesso di libertà di espressione?
Le posizioni espresse da Scalfarotto e Picierno, pur partendo entrambe da una ferma condanna della guerra in Ucraina, mostrano quanto sia difficile trovare un equilibrio tra coerenza morale e tutela della democrazia. In questo scontro tra due visioni diverse, emerge con forza l’urgenza di una riflessione più ampia sulla funzione dell’arte nella società contemporanea: spazio di bellezza e dialogo o veicolo potenziale di messaggi politici? Una domanda aperta, che il caso Gergiev ha riportato con forza al centro del dibattito pubblico italiano.