
All’esame di maturità, Gianmaria Favaretto ha scelto il silenzio come forma di protesta. Non è stata una questione di impreparazione o di timore, ma una decisione ragionata contro un sistema scolastico che, secondo lui, ha perso di vista il vero scopo della formazione. Il gesto del diciannovenne padovano, studente del liceo scientifico “Fermi”, ha acceso il dibattito: durante l’orale dell’esame di Stato, Gianmaria si è presentato davanti alla commissione, ha spiegato le sue motivazioni e poi ha deciso di non rispondere a nessuna domanda.
Un messaggio contro i numeri che definiscono il valore
“Per me va bene così”, avrebbe dichiarato con calma ai commissari, lasciando sorpresi docenti e membri esterni. Con una scelta tanto clamorosa quanto pacata, Gianmaria ha voluto lanciare un messaggio chiaro: non riconosce l’efficacia di un sistema valutativo basato su numeri e punteggi, perché a suo avviso dimentica la vera missione della scuola, ovvero formare cittadini consapevoli, critici e maturi. “Negli anni mi sono accorto che qualcosa non funzionava nel modo in cui i miei compagni vivevano la scuola”, ha raccontato a La Stampa, “io non ho mai dato troppa importanza ai voti, mentre per altri erano tutto. La scuola dovrebbe far crescere le persone attraverso la cultura e le esperienze, non insegnare a gareggiare”.
Il rifiuto dell’oralità come critica al sistema
La riflessione di Gianmaria colpisce anche la ritualità della maturità stessa, che lui definisce “un’inutile formalità, un modo per assegnare un numero come se bastasse a definire il valore di una persona”. Per Gianmaria è ipocrita affermare che il voto non conti, quando poi è proprio quel punteggio a pesare su concorsi, test d’ingresso e scelte future. Così ha deciso di sottrarsi a una recita che, secondo lui, nasconde una visione superficiale del sapere e del merito.

La reazione della commissione e il voto ottenuto
La presidente di commissione, Lisa Sgarabotto, ha raccontato al Gazzettino come si sono svolti i fatti. “Un minimo di colloquio c’è stato”, ha spiegato, “abbiamo esaminato insieme le due prove scritte e poi assegnato un 3 su 20 all’orale, che sommato ai crediti e agli scritti ha portato il ragazzo a ottenere 65 su 100”. Pur riconoscendo la coerenza della scelta, la docente ha espresso delle riserve: “Abbiamo cercato di farlo riflettere, ma lui ha ribadito di voler protestare contro il sistema degli esami. Gli ho ricordato che stava rifiutando una prova e mancando di rispetto a chi lo aveva valutato. È stata una scelta legittima, ma a mio avviso sterile e controproducente”.

Un risultato che poteva essere diverso
Gianmaria, che aveva ottenuto 17 su 20 alla prima prova scritta e 14 alla seconda, avrebbe potuto tranquillamente ambire a un punteggio superiore a 80 su 100, un risultato decisivo per molte selezioni universitarie e concorsuali. Ma come nel rugby, sport che pratica con il Cus Padova, ha scelto di difendere la sua posizione anche a costo di subire un duro impatto. “So soltanto una cosa: voglio continuare a studiare”, ha dichiarato. Tra le sue opzioni future ci sono Biotecnologie, Dietistica o Fisioterapia, dove il voto conterà ancora. Ma Gianmaria sembra deciso a proseguire con lo stesso spirito critico che ha mostrato all’ultimo giorno di scuola.


Una protesta che divide e fa riflettere
Il gesto di Gianmaria divide e invita alla riflessione: si tratta di ribellione adolescenziale o di una presa di coscienza matura? La risposta resta aperta. Di certo, in un panorama scolastico spesso statico, la voce – o meglio, il silenzio – di Gianmaria Favaretto è riuscita a farsi sentire in modo forte e chiaro.