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Vigile del fuoco si sente male durante i soccorsi: in ospedale gli fanno pagare 50 euro di ticket

Pubblicato: 07/07/2025 09:31
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In un’estate segnata da temperature estreme, incendi e interventi d’urgenza, il gesto di un vigile del fuoco volontario, che dopo ore estenuanti di lavoro decide di recarsi al Pronto soccorso per un controllo, avrebbe dovuto rappresentare un momento di tutela e assistenza. Invece, si è trasformato nell’innesco di una polemica istituzionale che ha coinvolto l’intera Provincia autonoma di Trento, chiamata a fare i conti con un sistema burocratico che rischiava di ledere proprio coloro che, quotidianamente, mettono a rischio la propria vita per gli altri.
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I volontari della protezione civile sono il cuore pulsante della risposta alle emergenze locali. Eppure, un episodio apparentemente ordinario ha fatto emergere una falla normativa: l’addebito di un ticket sanitario di 50 euro a chi, come questo pompiere, si era appena gettato tra le fiamme per proteggere beni e persone. La vicenda ha suscitato indignazione, reazioni politiche e una promessa immediata di modifica della norma.

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Il caso all’ospedale di Arco

Tutto è accaduto nel pomeriggio di sabato 28 giugno, quando un vigile del fuoco volontario, residente in un comune dell’Alto Garda, si è presentato al Pronto soccorso dell’ospedale di Arco, in Trentino, dopo aver partecipato a due interventi consecutivi per spegnere gravi incendi. Il primo era divampato presso Palazzo Marchetti, nel centro di Arco, il secondo aveva interessato un’azienda di legname in località Ceole, completamente devastata dalle fiamme nella notte precedente.

Il caldo torrido, unito all’ingombro della divisa ignifuga e ai dispositivi di protezione, aveva messo a dura prova la resistenza fisica del pompiere. Giunto in ospedale in ambulanza, con sintomi di spossatezza, giramenti di testa e difficoltà respiratorie, gli è stato assegnato un codice verde e sottoposto a una serie di esami, che non hanno rilevato anomalie. Dopo circa un’ora di permanenza nel presidio, gli è stato consegnato il bollettino per il pagamento del ticket sanitario: 50 euro.

La reazione del comandante Bonamico

Una volta uscito dall’ospedale, il vigile del fuoco volontario ha contattato il proprio comandante, Stefano Bonamico, per riferirgli dell’accaduto. Quest’ultimo ha reagito duramente, manifestando tutta la sua indignazione ai microfoni del Tg3 regionale:
«Se davvero la Provincia di Trento tiene ai suoi volontari, è opportuno che prenda misure contro un sistema fatto di burocrazia e burocrati che non comprendono la realtà operativa sul campo». Parole forti, accompagnate da un gesto concreto: «Il ticket lo pagherò io di tasca mia – ha detto Bonamico – ma è chiaro che una situazione del genere lascia tutti senza parole».

La vicenda ha creato sconcerto anche nei vertici istituzionali, facendo emergere un problema normativo che, fino a quel momento, era rimasto sotto traccia: la mancata esenzione automatica dal ticket per i volontari impegnati in servizi di emergenza.

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Pompieri domano le fiamme dell’incendio (Immagine di repertorio)

L’intervento della Provincia e il cambio di rotta

La protesta pubblica ha avuto effetto immediato. Pochi giorni dopo l’accaduto, il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, è intervenuto per rassicurare la comunità:
«Cambieremo le regole con l’Azienda sanitaria provinciale. I volontari della protezione civile impegnati in attività di emergenza non dovranno più pagare il ticket».

Una dichiarazione che ha messo un punto alla controversia e che è stata accolta con favore dallo stesso Bonamico: «Per noi il caso è chiuso – ha commentato – adesso aspettiamo solo la firma ufficiale sul provvedimento». Il nuovo regolamento dovrà garantire l’esenzione del ticket sanitario a tutti i volontari che riportino malori, lesioni o ferite durante i servizi di soccorso e aiuto alla popolazione.

Una vicenda che apre un dibattito più ampio

Quello avvenuto ad Arco non è un semplice episodio di mala burocrazia, ma il segnale di una distorsione sistemica che, senza correttivi, rischia di compromettere il funzionamento stesso del volontariato d’emergenza. In un contesto sempre più esposto a eventi estremi – dagli incendi boschivi alle alluvioni, dalle ondate di calore ai crolli strutturali – è fondamentale garantire il diritto alla tutela sanitaria gratuita per chi si mette a disposizione della collettività.

Il caso ha anche riacceso i riflettori sull’importanza di semplificare l’accesso ai servizi essenziali per i corpi volontari e su come le normative sanitarie debbano essere adattate a scenari operativi concreti. In un momento in cui il cambiamento climatico e i suoi effetti richiedono una presenza sempre più capillare della protezione civile, riconoscere i diritti di chi agisce sul campo è un passaggio imprescindibile.

La firma del provvedimento da parte del presidente Fugatti è ora attesa come un atto doveroso, per correggere una disfunzione amministrativa che avrebbe potuto compromettere la fiducia di chi ogni giorno si mette a disposizione del bene comune. Un piccolo gesto, forse, ma dal grande valore simbolico per tutta la rete del volontariato trentino.

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