
Sembrava un gesto di riavvicinamento, un pranzo per ricucire i rapporti familiari in un inverno freddo e teso a Morwell, 150 chilometri da Melbourne. Invece, dietro le porcellane curate e i sorrisi di circostanza, si celava un veleno letale. Quello preparato da Erin Patterson, 50 anni, madre di due figli, che oggi la giustizia australiana ha riconosciuto colpevole di omicidio per aver servito consapevolmente funghi velenosi ai suoceri e agli zii del marito, provocandone la morte.
Il processo alla Corte Suprema dello Stato di Victoria, durato nove settimane, è stato seguito come un vero thriller nazionale, conquistando titoli e prime pagine. Dopo sei giorni di deliberazioni, la giuria ha espresso un verdetto che non lascia spazio a dubbi: Erin sapeva perfettamente cosa stava facendo. Adesso, rischia l’ergastolo.
La cena del sospetto
Tutto è cominciato il 29 luglio 2023, in una casa circondata da rose in fiore, dove Erin ha invitato a pranzo i suoceri Don e Gail Patterson, e gli zii del marito, Heather e Ian Wilkinson. Assente l’ex marito Simon, con cui i rapporti si erano incrinati. In un messaggio, lei aveva tentato di convincerlo a partecipare: «Spero che cambierai idea». La sua era stata presentata come un’iniziativa per ritrovare armonia familiare.
Il menù era da occasione speciale: manzo alla Wellington, fagiolini, purè, dessert. Ma in mezzo a quegli ingredienti si nascondeva l’inganno mortale: al posto dei comuni champignon, Amanita phalloides, uno dei funghi più tossici al mondo. Un veleno subdolo, che agisce lentamente, distruggendo fegato e reni fino al collasso totale degli organi.
Tre morti e un miracolo
Dopo una settimana di agonia, Don, Gail e Heather sono morti. Ian Wilkinson, pastore in pensione, si è salvato solo perché aveva mangiato poco. È stato lui, raccontano i media, a riferire i dettagli del pranzo che hanno avviato l’indagine. E mentre i parenti lottavano tra la vita e la morte, Erin dichiarava di essere malata di cancro — una bugia, rivelatasi tale nelle perizie.
Il crollo della difesa
Inizialmente, Erin aveva parlato di un errore, sostenendo di aver confuso i funghi. Ma gli investigatori hanno scoperto ricerche online approfondite su varietà tossiche, e le sue spiegazioni sono apparse sempre più incoerenti. Sottoposta a valutazione psichiatrica, è stata considerata sana di mente, ma incapace di empatia. Gli inquirenti l’hanno descritta come fredda e calcolatrice, insensibile anche davanti alle immagini delle vittime.
La scena preparata da Erin era inquietante nella sua cura del dettaglio: tavola apparecchiata con eleganza, preghiere prima del pasto, abbracci sinceri — tutto mentre il veleno faceva il suo effetto.
La condanna e il processo del secolo
La vicenda è stata ribattezzata dai media locali “il processo dei funghi”. Un caso che ha sconvolto l’opinione pubblica australiana e riacceso il dibattito sul confine sottile tra omicidio e manipolazione psicologica. La condanna definitiva sarà emessa nelle prossime settimane, mentre la donna avrà 28 giorni per fare ricorso. Ma per l’Australia, Erin Patterson è già un nome legato per sempre a uno dei crimini più agghiaccianti degli ultimi decenni.