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Ursula stavolta rischia davvero grosso: accade subito prima del voto

Pubblicato: 08/07/2025 13:47
Ursula von der Leyen Pfizer

La politica europea vive momenti di fortissima tensione. I delicati equilibri costruiti con pazienza intorno alla presidenza della Commissione europea sembrano sul punto di crollare. Vecchie alleanze vacillano, nuovi fronti si aprono e le fratture si allargano proprio nei momenti in cui l’Unione dovrebbe mostrarsi più compatta.
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In questo clima instabile, le scelte del passato tornano a bussare alla porta del presente, e lo fanno con la forza di una mozione di sfiducia che potrebbe mettere a rischio non solo un nome, ma l’intero assetto istituzionale costruito attorno a Ursula von der Leyen. Una sfida politica in piena regola, che affonda le sue radici nella gestione della pandemia e in un sospetto mai sopito: quello di una trattativa opaca con le case farmaceutiche.

Il Parlamento europeo si divide sulla mozione

Ad accendere la miccia è stato Gheorge Piperea, eurodeputato conservatore rumeno, con una proposta appoggiata da circa un terzo del gruppo Ecr, dalle due formazioni di estrema destra (Sovranisti e Patrioti), dal Movimento 5 Stelle e da una parte dell’estrema sinistra. L’obiettivo: presentare una mozione di censura contro la presidente della Commissione europea.

La frattura è profonda anche tra i gruppi che avevano sostenuto la rielezione di Von der Leyen. Se da un lato Fratelli d’Italia e Ppe confermano il proprio appoggio, il gruppo dei Socialisti e Democratici valuta l’astensione, mentre è certo il voto contrario degli eurodeputati del Movimento 5 Stelle e dei Patrioti, formazione che include anche la Lega. Il gruppo di Renew Europe non ha ancora preso una posizione definitiva.

Le accuse sul caso Pfizer e la gestione pandemica

Al centro della mozione di sfiducia c’è il controverso scambio di sms tra Ursula von der Leyen e Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, durante i negoziati sui vaccini anti-Covid. Secondo i promotori della mozione, questo scambio dimostrerebbe una mancanza di trasparenza da parte della Commissione nel più delicato dei momenti della crisi sanitaria europea.

La decisione della Commissione di sopprimere i messaggi è stata condannata simbolicamente dalla Corte europea di giustizia, che lo scorso 14 maggio ha accolto un ricorso presentato da una giornalista del New York Times. Questo pronunciamento ha rafforzato il fronte di chi accusa Bruxelles di avere gestito in modo opaco i rapporti con Big Pharma.

La difesa di Ursula von der Leyen

Intervenendo in sessione plenaria a Strasburgo, Von der Leyen ha risposto duramente. «Questa mozione è stata firmata da complottisti e amici di Putin», ha dichiarato, attaccando frontalmente i promotori. Poi ha rievocato le immagini più drammatiche della pandemia: «Mi ricordo i carri armati a Bergamo, la paura, il buio. Ma l’Europa della solidarietà è riuscita a superare quel momento. Non lasciamo che gli estremisti riscrivano la storia».

La presidente ha poi chiarito che i contratti con le case farmaceutiche «sono stati redatti alla luce del sole» e ha negato l’esistenza di obblighi di acquisto imposti agli Stati membri. «Tutti e 27 i Paesi hanno scelto volontariamente di acquistare i vaccini», ha sottolineato, definendo come «menzogne» le affermazioni contrarie. «Non c’erano segreti, né clausole nascoste. Chi afferma il contrario è disonesto», ha aggiunto con fermezza.

Cresce l’incertezza politica in vista del voto

Il voto è previsto per giovedì 10 luglio e potrebbe segnare una svolta nella politica comunitaria. I Socialisti e Democratici, dopo una riunione interna accesa, hanno fatto sapere che l’astensione è un’opzione concreta. Hanno chiesto segnali precisi da parte di Von der Leyen sulla tenuta della piattaforma europeista che la sostiene. Il loro sostegno, finora considerato scontato, ora è in bilico.

Il promotore della mozione, Piperea, ha dichiarato che l’iniziativa è «uno strumento per preservare la democrazia», accusando la Commissione di aver ignorato il Parlamento europeo, abusato del proprio potere e alimentato «una retorica della paura» da cui, secondo lui, «alcuni si sono arricchiti».

Un passaggio decisivo per il futuro dell’Europa

La posta in gioco è altissima: non si tratta solo del destino personale di Ursula von der Leyen, ma del futuro della Commissione europea, della credibilità delle istituzioni Ue e della tenuta di una maggioranza politica costruita con difficoltà in un contesto di crescente polarizzazione.

Il dibattito sulla trasparenza, sul ruolo delle lobby farmaceutiche e sulla gestione delle crisi sanitarie è destinato a durare ben oltre l’esito del voto. Ma già da ora, questa mozione di sfiducia ha riaperto ferite politiche profonde e segnato una nuova fase di instabilità per l’Unione europea.

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