
Ci sono storie che restano sospese nel tempo, congelate nel dolore e nei dubbi. A oltre due anni dalla scomparsa di Liliana Resinovich, l’attesa di verità pesa come una pietra su chi l’ha conosciuta, amata, frequentata nel silenzio della quotidianità. L’8 luglio, alle ore 15, è fissato l’incidente probatorio per l’omicidio di Liliana Resinovich, la donna di 63 anni trovata morta il 5 gennaio 2022 in un boschetto a Trieste, a pochi passi dalla città, ma lontana da ogni spiegazione certa.
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Nel frattempo, in una lunga intervista concessa al programma “Morning News”, in onda su Canale 5, è tornato a parlare Claudio Sterpin, amico stretto di Liliana, che per molti rappresenta una figura chiave nel contesto affettivo della vittima. Le sue parole, dense di memoria e rimpianto, hanno il peso delle cose non dette in tempo, delle possibilità spezzate.

Il racconto del legame speciale con Liliana
“Io penso sempre a Liliana e soprattutto a come sarebbe potuta essere la vita con lei vicino. È inumano non pensare”, confida Claudio Sterpin ai microfoni del programma. Il suo racconto si snoda tra episodi personali, momenti condivisi e frammenti di vita vissuta ai margini della cronaca. “Non siamo mai stati al mare insieme, ma è venuta almeno un paio di volte al primo dell’anno per fare il tuffo di Capodanno. È venuta con Sebastiano, uno o due anni prima della scomparsa.”
Tra i ricordi, anche dettagli apparentemente marginali ma significativi: “Io ricordo, probabilmente nell’ultima occasione, che ho preparato tre calici di moscato per tutti e due. Lei ha preso, mentre lui ha detto che non beve. Con questa scusa non ha bevuto, ma avrà filmato tutto.”
Il rapporto tra Sterpin e Liliana Resinovich è descritto come un legame intenso, prolungato nel tempo, nonostante le strade personali si siano divise: “Il nostro rapporto intimo si è protratto per anni, con un po’ di tira e molla. Nel frattempo, infatti, io mi sono risposato, lei ha trovato Sebastiano. Ci telefonavamo continuamente da ufficio a ufficio, per dire. Talvolta ci trovavamo, appena finito di lavorare, a prendere un caffè. Insomma, il contatto non si è mai interrotto.”

Un’attesa lunga e il desiderio di verità
Claudio Sterpin sottolinea un legame che ha attraversato decenni, sottolineando: “Lo dirò in eterno: in quarant’anni noi non ci siamo mai persi di vista, che vuol dire qualcosa. Lei è sempre presente, ora spero di sapere la verità.”
Le sue parole arrivano nei giorni in cui l’attenzione sul caso si riaccende in vista dell’udienza dell’8 luglio. Un momento atteso non solo dagli inquirenti, ma anche da chi ha condiviso con Liliana Resinovich parte della propria esistenza, e ora chiede giustizia e chiarezza.
Nel racconto di Claudio Sterpin non ci sono accuse, ma una narrazione che restituisce un’umanità spesso rimossa dai fascicoli giudiziari. La sua testimonianza si aggiunge alle tante voci che, da mesi, cercano di dare forma a una verità ancora sfuggente.