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Mara Severin, chi era la sommelier morta nel crollo del ristorante stellato di Terracina

Pubblicato: 08/07/2025 09:09
Mara Severin sommelier morta

C’è un silenzio che resta, anche dopo il rumore. Un silenzio che sa di legno bagnato, di vetri rotti, di luci spente in un luogo dove ogni sera brillavano i calici. Nel mondo della ristorazione, ogni dettaglio ha un’anima: i piatti parlano, i vini raccontano, e chi li presenta ne è custode. Quando quella voce viene a mancare, il silenzio non è solo dolore. È perdita collettiva, è assenza che pesa su ogni bottiglia ancora chiusa, su ogni sala che attende i suoi ospiti.
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Il ristorante è un teatro, e chi vi lavora dietro le quinte spesso è ciò che lo rende memorabile. È lì, tra scaffali di etichette pregiate e gesti lenti di servizio, che prende forma un racconto. A Terracina, quel racconto si è interrotto bruscamente la sera del 7 luglio. Il pubblico non ha fatto in tempo ad alzare lo sguardo: un cedimento strutturale ha cambiato ogni cosa. E il volto di quella sera, il volto del racconto, era quello di Mara Severin, 31 anni, sommelier di rara sensibilità.

La passione per il vino e il ruolo a “Essenza”

Mara Severin era molto più di una professionista della ristorazione. Era il volto della cantina di “Essenza”, ristorante stellato Michelin situato a Terracina, una delle mete enogastronomiche più raffinate della costa laziale. Originaria di Sabaudia, aveva costruito la sua carriera con discrezione e competenza, specializzandosi nell’abbinamento dei vini ai piatti firmati dallo chef Simone Nardoni.

Nel locale, Mara non si limitava a suggerire etichette: guidava il cliente in un’esperienza sensoriale, spiegando ogni dettaglio con professionalità e passione. Accoglieva gli ospiti con il sorriso di chi ama il proprio lavoro e ne conosce ogni sfumatura. La cantina di “Essenza” era il suo regno: oltre 800 etichette, un’ampia selezione di Champagne, e un patrimonio vinicolo curato in ogni minimo dettaglio. Il sito ufficiale del ristorante la presentava come “la nostra sommelier pronta a guidarvi tra i migliori abbinamenti”. Era parte della narrazione stessa del locale.

Riservatezza e dedizione: chi era Mara Severin

Discreta ma presente, elegante ma mai invadente, Mara era molto amata anche dai colleghi. Sui social condivideva frammenti della sua quotidianità lavorativa, sempre con sobrietà. Chi la conosceva la descrive come “seria, preparata, sempre sorridente”. Il suo lavoro non si esauriva nel servizio: costruiva relazioni, raccontava il vino come parte integrante dell’identità del piatto. E condivideva con lo chef Nardoni una visione della cucina basata su creatività, equilibrio e rispetto per la materia prima.

Il legame tra cantina e cucina era uno dei tratti distintivi del ristorante. E Mara era, in questo, insostituibile. La sua figura rappresentava il ponte tra il cliente e il pensiero gastronomico che stava dietro ogni portata. La sua competenza, unita a una gentilezza innata, l’aveva resa un punto di riferimento non solo per i clienti, ma per l’intero team.

Il crollo improvviso e la tragedia nel ristorante stellato

La sera del 7 luglio, tutto è cambiato. Durante una regolare serata di servizio, parte del solaio del ristorante ha ceduto. Il boato è stato improvviso, devastante. Tra le macerie, i Vigili del Fuoco hanno trovato Mara. Era ancora viva, ma in gravissime condizioni. È stata trasportata d’urgenza in ospedale, dove è deceduta poco dopo il ricovero.

Oltre a Mara, il crollo ha provocato dieci feriti, di cui tre in codice rosso. Le autorità hanno immediatamente sequestrato l’immobile e avviato le indagini. Tra le ipotesi al vaglio della Procura di Latina, ci sarebbero un recente intervento di impermeabilizzazione della copertura e condizioni meteorologiche avverse che potrebbero aver compromesso la struttura.

Un lutto che scuote il mondo della ristorazione

La notizia ha scosso profondamente non solo la comunità di Terracina, ma l’intero settore dell’alta ristorazione italiana. Il sindaco della città ha espresso “profondo dolore per una tragedia assurda”, sottolineando la perdita non solo di una professionista, ma di una giovane donna stimata e amata da tutti. I colleghi di Mara, ancora sotto shock, hanno sospeso le attività del locale. Sui social, il nome di Mara è diventato simbolo di una ferita aperta.

Messaggi di cordoglio e ricordi si moltiplicano: clienti abituali, amici, operatori del settore che l’hanno conosciuta anche solo per un calice servito con gentilezza. L’intera comunità di Sabaudia si è stretta intorno alla famiglia, mentre la data dei funerali di Mara Severin non è ancora stata comunicata ufficialmente.

Una vita spezzata tra dedizione e talento

In un mondo spesso affollato di voci e immagini, Mara era una presenza silenziosa ma essenziale. In ogni bottiglia scelta, in ogni parola detta al tavolo, c’era il segno del suo studio e della sua sensibilità. La sua morte, così improvvisa e drammatica, ha lasciato un vuoto che va oltre il lutto: è un segnale, un monito. Per chi lavora ogni giorno in luoghi di eccellenza dove la bellezza è costruita sulla cura dei dettagli. E dove anche la sicurezza dovrebbe esserlo.

La storia di Mara non si esaurisce nel dolore. Resta viva nel ricordo di chi ha avuto il privilegio di incrociarla, anche solo per un servizio, anche solo per un brindisi. In ogni gesto preciso, in ogni sguardo attento. Perché in fondo, come il vino che amava raccontare, anche lei aveva bisogno di tempo per essere compresa fino in fondo. E adesso che il tempo si è fermato, resta il silenzio. E una perdita che pesa.

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