
Un ritrovamento macabro avvenuto in riva al mare ha riportato alla memoria una delle più tragiche vicende di cronaca degli ultimi anni. Un frammento di cranio umano, spinto a riva dalla forza del mare, ha spinto gli investigatori a riaprire una pista mai del tutto archiviata. Si indaga su una possibile connessione con un caso già noto alle autorità giudiziarie e rimasto parzialmente irrisolto.
A rendere ancora più delicato l’episodio è il contesto temporale e ambientale in cui si è verificato: nei giorni scorsi, una serie di violente mareggiate ha colpito le coste, rendendo verosimile l’ipotesi che correnti e onde abbiano restituito elementi rimasti sommersi per anni. Il punto ora è capire se si tratta solo di un tragico ritrovamento isolato o del tassello mancante in una storia di sangue e silenzi.

Il ritrovamento sulla spiaggia di Chiavari
Il frammento di teschio è stato scoperto sulla spiaggia di Chiavari, in provincia di Genova, dove le forti ondate hanno smosso sabbia e detriti lungo il litorale. A riaffiorare, in particolare, è stata una parte di cranio e una mandibola, che ora saranno sottoposte ad analisi per accertarne l’identità.
L’attenzione degli inquirenti si è subito concentrata su un nome: Mahmoud Abdalla, il giovane barbiere egiziano di 19 anni ucciso due anni fa e ritrovato orrendamente mutilato, senza testa né mani, nelle acque di Santa Margherita Ligure. Il corpo fu scoperto nel luglio 2023, e per quel delitto furono poi identificati due responsabili.

Condanne e processo d’appello
Lo scorso novembre, in primo grado, il tribunale ha condannato all’ergastolo due connazionali della vittima: Ali Mohamed Ali Abdelghani, detto Bob, e Ahmed Gamal Kamel Abdelwahab, conosciuto come Tito. I due erano i titolari del negozio in cui Mahmoud lavorava, il “Barber Shop Ali” situato nel quartiere di Sestri Ponente, a Genova.
A coordinare le indagini sul frammento osseo ritrovato è il pubblico ministero di turno Alberto Landolfi, che potrebbe collaborare con la collega Daniela Pischetola, titolare del fascicolo sull’omicidio del barbiere. Il processo d’appello a carico di Bob e Tito dovrebbe iniziare il prossimo ottobre, e il nuovo elemento potrebbe avere un peso rilevante.
Ipotesi aperte e verifiche in corso
La possibilità che i resti appartengano davvero al giovane Mahmoud non è l’unica pista al vaglio degli investigatori. Il lungo tempo trascorso, unito alle condizioni in cui il teschio è stato trovato, impone cautela. Tuttavia, per i carabinieri che seguono il caso fin dal primo giorno, la priorità resta ricostruire ogni dettaglio e portare a termine una vicenda che ha lasciato ferite profonde.
Il ritrovamento di Chiavari, in un contesto già segnato dal dolore, rischia di trasformarsi in una nuova svolta. Ma solo gli esami forensi, nelle prossime settimane, potranno confermare se si tratti davvero del volto perduto di Mahmoud Abdalla.