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Il gomito tiene e Sinner vola in semifinale di Wimbledon: “Mi sento un campione”

Pubblicato: 09/07/2025 19:16

Non più incertezze, né dolore. Dopo le paure legate al fastidio al gomito accusato nel turno precedente, Jannik Sinner ritrova gioco, energia e sorriso. Batte Ben Shelton con autorità, si prende la semifinale di Wimbledon e mostra — prima ancora della racchetta — una nuova maturità mentale, fatta di calma e consapevolezza. Non era scontato, dopo i dubbi della vigilia e l’allarme rimbalzato attorno alla sua condizione fisica.

“Ovviamente la sensazione oggi è diversa, sono molto contento della performance”, ha dichiarato Sinner in campo subito dopo il match. “Shelton serve molto bene, è difficile avere chance, ma ce l’ho fatta. Ci conosciamo sempre meglio, ci affrontiamo spesso. È bellissimo giocare queste battaglie, è un onore essere qui”.

L’età della continuità

È la quarta semifinale Slam consecutiva per Sinner. Un dato che racconta di una costanza ormai acquisita. Ma c’è anche il ricordo vivo della prima, proprio qui, proprio a Wimbledon, contro Djokovic. “Mi ricordo bene quella partita”, ha detto sorridendo. “Era la mia prima volta sul Centrale. Ora ho più esperienza. Tra i 22 e i 24 anni cambia tutto: ti abitui a questi grandi palcoscenici”. Parole che sanno di crescita, dette da chi non ha più bisogno di dimostrare nulla a nessuno, ma solo a se stesso.

Il gomito tiene, la testa guida

La domanda sul dolore al gomito non poteva mancare. E Jannik non si è nascosto. “Quando c’è tanta tensione in partita, cerchi di non pensarci”, ha detto. “È migliorato molto da ieri a oggi. Ieri ho fatto un allenamento molto breve, solo con il mio coach. Ma non voglio scuse. Oggi ho giocato il mio tennis, l’ho dimostrato”.

“Grazie a chi è venuto oggi a seguire la partita”, ha aggiunto, mentre sugli spalti scrosciavano gli applausi. Poi ha alzato lo sguardo, con il viso disteso ma gli occhi già lontani, concentrati sul prossimo ostacolo. “Spero che la prossima sia una bella partita. Vediamo con chi. Io non vedo l’ora”.

E lì, in quel lampo di attesa, c’è tutto. Non solo il ragazzo del Sud Tirolo diventato numero uno del mondo, ma l’uomo che ha imparato a convivere con la pressione, il dolore, la responsabilità. Che ha imparato a vincere anche quando il corpo trema e il braccio duella con il destino. Wimbledon l’ha visto crescere. Ora lo guarda negli occhi.

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