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Omicidio Giulia Tramontano, è arrivata la decisione su Impagnatiello: cosa succede

Pubblicato: 09/07/2025 11:22

Nessun accesso alla giustizia riparativa per Alessandro Impagnatiello, l’uomo condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano, la sua compagna al settimo mese di gravidanza. La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha rigettato l’istanza presentata dalla difesa del 32enne ex barman, già condannato in secondo grado lo scorso 25 giugno. Una decisione netta, che ribadisce l’inammissibilità di percorsi alternativi alla detenzione per uno dei crimini più sconvolgenti degli ultimi anni.

Nel motivare il rigetto, i giudici — come si legge nella nota firmata dal presidente Giuseppe Ondei — hanno ritenuto «irrilevanti» i motivi indicati dalla difesa. Nonostante l’assenza di pericoli concreti per le parti o per l’accertamento dei fatti, la mancata disponibilità delle persone offese a partecipare al percorso riparativo ha rappresentato un punto cruciale nel rigetto dell’istanza.

In particolare, è emerso come i familiari di Giulia Tramontano abbiano espresso una posizione chiara: nessun dialogo, nessun tentativo di riconciliazione. Una scelta comprensibile, considerata la gravità del delitto e la sofferenza ancora viva nella comunità e nei cuori dei cari della giovane vittima.

La Corte ha inoltre sottolineato l’assenza di una rielaborazione critica dei “moventi” che hanno spinto Impagnatiello a compiere il duplice omicidio — della compagna e del figlio che lei portava in grembo. Nessun segnale, secondo i giudici, di una reale presa di coscienza da parte dell’imputato. Nessun pentimento autentico, né volontà di affrontare un percorso personale e relazionale che avrebbe potuto, in linea teorica, avviare un processo riparativo.

Secondo quanto stabilito, per avviare un simile programma è necessario che l’autore del reato manifesti una volontà concreta di riconciliazione, motivata da un’autentica comprensione delle proprie azioni. Ma nella valutazione della Corte, Impagnatiello non ha mostrato nulla di tutto ciò. Al contrario, permane una distanza netta tra il reo e le sue responsabilità profonde.

Ricordiamo che Impagnatiello è stato riconosciuto colpevole di omicidio pluriaggravato, interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere. Un crimine premeditato e brutale, commesso nel maggio 2023 nell’abitazione della coppia a Senago, alle porte di Milano, e seguito da un tentativo maldestro di depistaggio e di distruzione del corpo.

Durante il processo, la difesa aveva provato a far emergere elementi legati alla fragilità psicologica dell’imputato, avanzando la possibilità di un percorso alternativo volto alla “riparazione” del danno causato. Ma il tribunale ha ritenuto che quei tentativi fossero deboli e privi del fondamento necessario a giustificare una deroga alle regole ordinarie della giustizia penale.

La famiglia di Giulia ha accolto con sollievo la decisione della Corte. Nessun commento ufficiale, ma fonti vicine ai genitori della ragazza parlano di una sentenza che restituisce almeno un briciolo di giustizia a una vicenda che ha stravolto le loro vite. “Non c’è riparazione possibile per un gesto simile”, aveva detto la madre di Giulia durante la prima udienza del processo.

Con questa decisione, la giustizia ribadisce l’importanza di un approccio rigoroso e umano di fronte a delitti che lasciano ferite insanabili. Per Impagnatiello resta confermata la pena massima, senza scorciatoie. E per la memoria di Giulia, un altro passo verso la verità e la dignità.

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Ultimo Aggiornamento: 09/07/2025 14:36

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