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“Pillola abortiva? Le donne vanno sul water e…”. Parole shock del politico, è caos

Pubblicato: 09/07/2025 14:16
pillola abortiva feto sciacquone

Ci sono temi che toccano corde profonde e intime, capaci di accendere il dibattito pubblico con un’intensità che va oltre la politica. L’aborto farmacologico, in Italia come altrove, è uno di questi. Non si tratta solo di una questione sanitaria o giuridica, ma di un nodo culturale, etico, simbolico, che attraversa le coscienze e i partiti, spesso con toni accesi. Le parole, in questo contesto, hanno un peso specifico enorme: possono accompagnare la complessità o ridurla a slogan. Possono aprire un dialogo o, al contrario, scavare solchi.
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Ed è proprio sul terreno delle parole che si è consumata l’ultima frattura politica all’interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, dove un intervento ha infiammato l’aula e riacceso la polemica su una delle pratiche più discusse dell’autonomia sanitaria regionale: la possibilità per le donne di completare l’aborto con la pillola RU486 a domicilio.

Le dichiarazioni di Priamo Bocchi e la reazione politica

A scatenare la bufera è stato il consigliere di Fratelli d’Italia, Priamo Bocchi, che durante un dibattito istituzionale ha attaccato duramente l’uso domiciliare della RU486 nella regione: «Mi chiedo se si rendano conto della violenza che si fa a una donna quando si consente di abortire da sola nel bagno di casa, espellendo il feto e tirando lo sciacquone». Parole pronunciate nel pieno della seduta, che hanno immediatamente provocato reazioni di sdegno trasversale, anche tra chi nel confronto parlamentare mantiene solitamente toni più misurati.

Il riferimento diretto al gesto fisico dell’interruzione volontaria di gravidanza, descritto con termini volutamente crudi, è stato vissuto da molti come un attacco non solo alla legge 194, ma alla dignità delle donne che affrontano una scelta così complessa. La frase ha toccato un nervo scoperto, amplificando la distanza ideologica tra i partiti e rimettendo al centro del dibattito la questione dell’aborto in casa, introdotta in Emilia-Romagna in conformità con le linee guida ministeriali.

La dura replica delle opposizioni

La risposta più immediata e dura è arrivata da Francesco Critelli, consigliere del Partito Democratico, che ha definito l’intervento di Bocchi «inaccettabile» e «violento». «Alcuni temi che toccano la carne viva e la sofferenza di migliaia di donne devono essere trattati con rispetto», ha dichiarato in aula. Sulla stessa linea anche Simona Larghetti, capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra, che ha definito le parole del consigliere di Fratelli d’Italia «una serie di bestialità offensive».

Non è la prima volta che Priamo Bocchi si rende protagonista di affermazioni che suscitano polemiche. Solo pochi mesi fa, a febbraio, durante una seduta dedicata alla violenza contro le donne, aveva sostenuto che «l’uomo è violento perché ha perso virilità», attribuendo alle dinamiche relazionali e al rifiuto femminile le radici della violenza maschile. Anche in quel caso, la reazione fu dura e unanime.

La RU486 e l’aborto a domicilio in Emilia-Romagna

Il nodo centrale del dibattito riguarda l’utilizzo della pillola abortiva RU486, ammessa in Italia dal 2009 ma disciplinata con criteri diversi a seconda delle regioni. In Emilia-Romagna, come in altre aree del Paese, è possibile per le donne assumere la seconda dose del farmaco — quella che provoca l’espulsione dell’embrione — a domicilio, dopo un primo controllo medico in ambito ospedaliero.

Si tratta di una modalità prevista dalle linee guida del Ministero della Salute, ritenuta da molte donne e professionisti della sanità meno traumatica, più riservata e rispettosa dell’autonomia femminile. Tuttavia, è anche al centro di critiche ideologiche e morali, soprattutto da parte dei partiti di destra, che la considerano una pratica che banalizza l’interruzione di gravidanza.

Politica, linguaggio e rispetto dei diritti

Il linguaggio usato nel contesto istituzionale ha un impatto diretto sulla qualità del dibattito pubblico e sulla percezione dei diritti civili. Le frasi pronunciate da Bocchi riportano la discussione su un terreno estremamente delicato: quello in cui la difesa ideologica dei valori personali rischia di sovrastare la complessità delle esperienze individuali. La salute riproduttiva delle donne, infatti, non è solo materia normativa, ma soprattutto spazio di rispetto, ascolto e tutela.

Il dibattito emiliano non è che un frammento di un confronto più ampio che attraversa l’Italia e l’Europa, tra istanze conservatrici e battaglie per l’autodeterminazione. In questo contesto, la richiesta che si leva da più parti è chiara: difendere i diritti senza scadere nella retorica dell’offesa, senza ridurre l’esperienza di chi vive scelte difficili a formule shock che sviliscono il dibattito e il ruolo delle istituzioni.

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Ultimo Aggiornamento: 09/07/2025 14:17

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