
È stato un attimo. Un boato improvviso, poi il soffitto che crolla e la sala del ristorante stellato Essenza di Terracina si trasforma in una trappola di macerie, urla e polvere. A perdere la vita è Mara Severin, 31 anni, sommelier di talento, colonna portante del locale. Feriti anche diversi clienti e membri dello staff, tre in condizioni gravi. In pochi secondi, il cuore di uno dei ristoranti più amati del Lazio è stato annientato. Oggi, il ristorante è sotto sequestro, la Procura di Latina indaga per omicidio colposo e lesioni gravissime. Ma il dramma vero si legge negli occhi e nelle parole di chi, in quel ristorante, ha messo tutto: lo chef patron Simone Nardoni.
Nardoni è stato tra i primi a correre verso il punto del crollo. Ha raccontato di aver scavato con le mani nude, urlando il nome di Mara, sperando che potesse rispondere. Ha continuato a cercarla, disperato, tra i calcinacci e i detriti, mentre intorno si sollevava la polvere e il panico dilagava tra i tavoli. Ma Mara non rispondeva più. Era rimasta intrappolata proprio sotto la porzione di solaio collassata, nella parte centrale della sala. I soccorsi l’hanno estratta senza vita. Per Nardoni, come ha confidato tra le lacrime, “è morta una sorella, non una collega”.
Chef stellato, classe 1987, Simone Nardoni aveva fondato Essenza nel 2011 a Pontinia. Poi, nel 2019, il trasferimento a Terracina e l’inizio di una nuova fase. Nel 2020 era arrivata la stella Michelin, sempre riconfermata. Mara Severin, originaria di Sabaudia, era con lui fin dagli inizi. Aveva visto nascere ogni piatto, curato ogni abbinamento, costruito da zero la cantina con oltre 800 etichette. Era lei a firmare le esperienze enologiche più ricercate, a ideare con lo chef “La Cave”, la sala dedicata alle degustazioni private. Era molto più di una sommelier: era l’anima della sala.

La sera del crollo sembrava una come tante. Il ristorante era pieno, il servizio procedeva. Poi quel rumore secco, e tutto è precipitato. Una parte del soffitto ha ceduto senza preavviso. I clienti sono stati travolti, il personale si è lanciato verso l’uscita o verso chi chiedeva aiuto. Alcuni hanno sfondato porte per soccorrere chi era rimasto bloccato. Ma Mara non ce l’ha fatta. Il suo corpo era lì, sotto le macerie, inaccessibile. Simone l’ha chiamata più volte, ha scavato urlando il suo nome. “Non la sentivamo più”, ha detto. “Non volevo crederci”.
Il dolore di Nardoni è il dolore di chi ha perso una compagna di vita professionale, una parte di sé. Con Mara condivideva visione, passione, responsabilità. I due lavoravano in perfetta sintonia, una squadra che aveva saputo portare il concetto di ospitalità a un livello raro. La loro era una cucina emozionale, fondata sulla ricerca ma anche sull’empatia. E proprio per questo oggi, tra gli ospedali che curano i feriti e un’inchiesta che si allarga, il dolore umano di chi resta è ciò che colpisce di più.
I lavori di ristrutturazione effettuati nei mesi scorsi sono ora al centro delle indagini. La Procura vuole capire se il crollo sia dipeso da un errore progettuale, da materiali scadenti o da negligenze nei controlli. I sindacati chiedono accertamenti severi. Le prime verifiche parlano di un cedimento strutturale improvviso nella zona del solaio. Non c’erano segnali evidenti, nessun preavviso. Ma il risultato è stato devastante.

Nel frattempo, il mondo della ristorazione italiana si è stretto attorno allo chef e al suo team. Decine di colleghi, ristoratori, amici e clienti stanno lasciando messaggi di cordoglio. Molti ricordano Mara come una professionista brillante, solare, determinata, capace di trasmettere amore per il vino e per l’accoglienza. Una figura rara, in un settore che spesso vive dietro le quinte. Lei, invece, era sempre in prima linea, con il calice in mano e lo sguardo attento.
Il ristorante Essenza è ora chiuso. Non si sa se riaprirà. Simone Nardoni è distrutto. “È finito tutto”, ha detto tra le lacrime. Ma il ricordo di Mara continua a vivere. Nella memoria di chi ha cenato in quel locale, in chi ha lavorato con lei, in chi ha imparato a riconoscere il valore di un gesto di sala, di una bottiglia scelta con cura, di un pairing pensato per emozionare.
Oggi Terracina piange. Piange una giovane vita spezzata, un luogo simbolo dell’eccellenza, una famiglia professionale travolta dal dolore. E chiede verità, giustizia, rispetto. Per Mara, per chi è rimasto ferito, per chi ha perso un sogno costruito giorno dopo giorno, piatto dopo piatto, calice dopo calice.