
Il silenzio è calato improvvisamente sul Centre Court di Wimbledon. Il pubblico, fino a un istante prima rapito dalla tensione dell’ultimo game, ha trattenuto il fiato. Novak Djokovic, dopo una rincorsa sul lato sinistro del campo, è scivolato e si è accasciato sull’erba. Non si è rialzato subito. La scena, durata pochi secondi ma sembrata eterna, ha fatto temere il peggio: l’immagine del campione immobile a terra ha evocato lo spettro dell’infortunio e, con esso, l’ipotesi che potesse dire addio al torneo.
Solo quando il serbo si è rimesso lentamente in piedi, accompagnato da un applauso liberatorio del pubblico, la tensione si è sciolta. Era il match point, il momento in cui tutto si stava chiudendo, ma l’erba – alleata e nemica – ha tradito l’equilibrio del fuoriclasse. Djokovic però non ha perso la calma: ha controllato il dolore, si è portato al servizio e ha chiuso la partita come solo i campioni sanno fare.

Nel quarto di finale di Wimbledon 2025, Djokovic ha superato Flavio Cobolli in quattro set con il punteggio di 6‑7, 6‑2, 7‑5, 6‑4. Ma più del risultato, resterà nella memoria il momento della caduta. Un episodio che ha fatto tremare le tribune e che, inevitabilmente, aggiunge ulteriore pathos al cammino del serbo verso un nuovo, possibile trionfo.
“Sono scivolato malamente… adesso tocca al mio fisioterapista rimettermi in piedi”, ha dichiarato con la consueta ironia a fine partita. “Non ero ancora caduto quest’anno. La cosa mi ha sorpreso perché io mi scivolo tanto sull’erba, quindi mi aspetto di cadere. Però sono riuscito a servire bene e a chiudere.”

Parole di elogio per Cobolli
Nonostante la tensione e la fatica, Djokovic ha voluto omaggiare il suo avversario. Flavio Cobolli, alla sua prima apparizione nei quarti di uno Slam, ha messo in difficoltà il numero due del mondo, sorprendendolo con un tennis coraggioso e un servizio efficace: “Flavio ha giocato una partita di alto livello. Mi ha sorpreso per il servizio, per il coraggio di cercare i suoi colpi. È un giocatore di talento e di qualità. È un ragazzo che vedremo molto più spesso nel futuro.”
Djokovic, che già conosceva l’azzurro per averci giocato e allenato insieme, ha riconosciuto i progressi e la maturità del romano, capace di affrontarlo senza timori anche su un palcoscenico così prestigioso.
Un record da leggenda
Con questa vittoria, Djokovic ha raggiunto la 14ª semifinale a Wimbledon, un primato che lo consacra ancor più nella storia del torneo. Ha infatti superato il precedente record di tredici presenze, che condivideva con Roger Federer. Per il serbo, ogni partita sull’erba di Church Road è ormai un tributo al tempo che passa e alla sua resilienza sportiva: “Wimbledon sarà il torneo più speciale che abbiamo nel nostro sport. È importantissimo per me, a 38 anni, giocare ancora le ultime partite di Wimbledon.”
Il legame con Wimbledon è profondo, personale, quasi spirituale. Djokovic continua a scrivere pagine di storia dove ogni dettaglio – anche una caduta – diventa parte del racconto.
Ora la sfida con Sinner: equilibrio e rivalità
In semifinale Djokovic troverà Jannik Sinner, numero 1 del mondo e punto di riferimento della nuova generazione. L’azzurro ha vinto gli ultimi quattro confronti diretti, ma sull’erba londinese il bilancio pende ancora dalla parte del serbo. Si annuncia un duello serrato, di quelli che possono segnare un’epoca: da una parte l’esperienza, la memoria, la sopravvivenza; dall’altra la freschezza, il ritmo, la nuova leadership.
Per Djokovic, questa semifinale sarà molto più di una partita. È una sfida al tempo, un’occasione per dimostrare che, nonostante tutto, non ha ancora intenzione di fermarsi. Per Sinner, invece, è la possibilità di confermare la propria ascesa anche sul terreno più iconico del tennis mondiale.