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Caso Chiara Poggi, nuove analisi su Dna maschile e impronta ignota: spunta l’ipotesi di una terza persona

Pubblicato: 10/07/2025 09:16

La riapertura del caso sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, si concentra ora su tre reperti che finora erano rimasti in secondo piano. Si tratta di una para adesiva con un’impronta digitale mai attribuita, del tappetino del bagno dove sono state individuate tracce infinitesimali di Dna maschile, e di un tampone orale prelevato in sede autoptica, da cui si teme non sia più possibile estrarre materiale utile. Tutti elementi ora al centro di un nuovo incidente probatorio, nella speranza di fare finalmente chiarezza su un delitto che continua a dividere opinione pubblica e giustizia.

Le nuove analisi sono state disposte dalla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, con l’obiettivo di verificare l’integrità e la possibile attribuzione del materiale genetico individuato. In particolare, la perita Denise Albani dovrà accertare se il Dna di tipo Y isolato sulla para adesiva – quindi compatibile con un soggetto di sesso maschile – possa essere ricondotto a una terza figura maschile, distinta da Alberto Stasi e Andrea Sempio, entrambi esclusi dalle comparazioni preliminari.

L’attenzione si concentra in particolare sull’impronta numero 33, legata proprio alla posizione di Andrea Sempio. Questa impronta, secondo quanto riportato da Open, non corrisponderebbe a nessuno dei due nomi finora coinvolti. Se confermata la natura maschile del profilo, si aprirebbe uno scenario finora inesplorato: l’eventuale presenza nel villino di una terza persona di sesso maschile mai identificata.

Sul tappetino del bagno, invece, la nuova analisi ha un valore duplice: confermare la compatibilità con il delitto e, allo stesso tempo, escludere contaminazioni. Quel tappetino era stato uno degli elementi centrali per la condanna di Stasi, perché ritenuto compatibile con il passaggio dell’assassino. Ma già all’epoca emersero dubbi: nel lavabo furono rinvenuti capelli lunghi e scuri, ma nessuna traccia di sangue nello scarico, aprendo all’ipotesi che l’omicida non si fosse lavato, bensì solo controllato allo specchio.

Il consulente della famiglia Poggi, Marzio Capra, insiste sulla necessità di approfondire ogni dettaglio. «Sul tappetino devono essere fatti ulteriori approfondimenti per scrupolo – afferma – perché un risultato scientifico deve essere ripetibile. Ci sono minime tracce di possibile inquinamento, ma non interpretabili». Capra ricorda inoltre che «il sangue di Chiara era già stato individuato», ma che i nuovi accertamenti dovranno chiarire se vi siano residui biologici di altri soggetti.

Dall’altro lato, la difesa di Andrea Sempio punta sull’inconsistenza delle nuove evidenze. L’avvocato Massimo Lovati, affiancato dalla collega Angela Taccia, sottolinea che «anche sul tappetino era stato trovato solo il sangue di Chiara, a conferma della ricostruzione originaria». E aggiunge: «C’erano due campioni con esiti dubbi. Le nuove analisi non modificano quanto già accertato: nessun profilo maschile alternativo è emerso».

Secondo gli avvocati, ci si sta nuovamente concentrando su elementi già affrontati in passato e senza svolte concrete. «Si conferma quanto già emerso negli anni: il sangue, il tappetino, la spazzatura con il Fruttolo… tutto fumo», ribadisce Lovati, facendo riferimento anche ad altri indizi ritenuti inconsistenti nel tempo. «Ora si torna al punto di partenza: l’esame del Dna sotto le unghie di Chiara».

Quell’elemento, il Dna subungueale, era stato il fulcro iniziale dell’incidente probatorio e continua a rappresentare un possibile snodo chiave. L’obiettivo è verificare se Chiara, nel tentativo di difendersi, abbia potuto graffiare l’aggressore, lasciando tracce biologiche sufficienti per un confronto moderno. A distanza di quasi 18 anni dal delitto, la speranza è che le nuove tecniche forensi possano offrire uno spiraglio di verità.

Tuttavia, il rischio – come spesso accade nei cold case – è che la quantità di materiale rimasto sia troppo scarsa o degradata per permettere un confronto affidabile. La pressione sull’inchiesta resta alta, mentre si attende l’esito degli accertamenti affidati alla perita Albani. Solo allora si saprà se ci sono margini reali per riaprire del tutto il caso o se anche questo nuovo tentativo finirà per lasciare tutto com’era.

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