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“La Gioconda è un falso, vi spiego perché”. La bomba dell’esperto che cambia la storia

Pubblicato: 10/07/2025 13:35
La Gioconda falso Silvano Vinceti

Il sorriso più celebre della storia dell’arte potrebbe non appartenere a Leonardo da Vinci, ma a un suo allievo. Un’ipotesi clamorosa, destinata a sollevare nuove polemiche nel mondo della cultura internazionale, arriva dal libro «La Gioconda svelata», pubblicato da Susil Edizioni e firmato dallo storico e ricercatore Silvano Vinceti. Secondo l’autore, il celebre dipinto custodito al Louvre non sarebbe stato eseguito da Leonardo, ma da Gian Giacomo Caprotti, conosciuto anche come il Salai. Una tesi che, se confermata, metterebbe in discussione secoli di attribuzioni e milioni di investimenti in comunicazione e marketing culturale.
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Il Louvre sotto pressione mentre annuncia maxi investimenti

La pubblicazione del volume arriva in un momento particolarmente delicato per il museo del Louvre, che ha appena reso pubblici i piani di un’espansione multimilionaria, con cifre comprese tra i 400 milioni e 1 miliardo di euro, destinati in buona parte a valorizzare proprio la Gioconda. Il tempismo dell’annuncio di Vinceti rischia di complicare ulteriormente un progetto ambizioso, gettando una lunga ombra sul capolavoro leonardesco più noto al mondo.

Le dichiarazioni dello storico italiano sono accompagnate da una documentazione ampia e dettagliata, in cui viene messa in discussione l’attribuzione ufficiale del dipinto. Vinceti afferma che il lavoro non sarebbe uscito dal pennello di Leonardo, ma da quello del Salai, il suo discepolo più controverso e discusso.

Il Salai: allievo, modello e forse autore

Gian Giacomo Caprotti, soprannominato il Salai, è una figura che ha sempre alimentato leggende e ambiguità. Vicino a Leonardo per oltre vent’anni, è ricordato per il suo aspetto androgino, la personalità ribelle e il legame intenso con il maestro. Leonardo lo definiva “ladro, bugiardo, ghiotto e ostinato”, eppure non se ne separò mai del tutto.

Secondo Vinceti, il Salai non solo avrebbe posato per la Gioconda, ma ne sarebbe anche l’autore materiale. L’ipotesi si basa su una serie di nuove indagini tecniche e sul ritrovamento di documenti storici che, a detta dell’autore, convergono tutti verso una sola direzione: la Gioconda esposta al Louvre non è opera di Leonardo.

Una tesi destinata a dividere il mondo dell’arte

Il volume «La Gioconda svelata» non è il primo a mettere in discussione l’attribuzione del celebre ritratto, ma è il primo a sostenere con tale fermezza una paternità alternativa, fondata su analisi filologiche, artistiche e storiche. La posizione di Vinceti si colloca in quella zona grigia in cui la ricerca scientifica incontra la provocazione intellettuale. Una zona che, tuttavia, può produrre effetti reali nel panorama museale e collezionistico internazionale.

Per ora, né il Louvre né altri importanti istituti di ricerca si sono espressi ufficialmente sulla questione. Ma l’interesse suscitato dalle dichiarazioni di Vinceti rischia di dare nuova linfa a un dibattito antico, riaccendendo le luci su un’opera d’arte che, pur essendo tra le più osservate e analizzate al mondo, continua a custodire segreti irrisolti.

La Gioconda come simbolo di identità e potere

Oltre al valore artistico, la Gioconda rappresenta un simbolo di potere culturale. L’interesse del Louvre nel valorizzarla attraverso investimenti record conferma l’importanza strategica dell’opera, diventata negli anni un’icona universale. Metterne in dubbio l’autenticità non significa solo rivedere la storia dell’arte, ma rimettere in discussione un intero sistema di narrazione identitaria, costruito attorno a un’immagine divenuta mito.

Se la tesi di Silvano Vinceti dovesse trovare riscontri più ampi, si aprirebbe una fase nuova e delicata per la critica artistica, obbligata a riconsiderare non solo le tecniche pittoriche e i documenti, ma anche il modo in cui la storia assegna valore e paternità alle opere. E in questo, forse, si nasconde il significato più profondo del libro: una sfida alle certezze, in nome di una verità ancora tutta da svelare.

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