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Omicidio Villa Pamphili, il delirio di Kaufmann in carcere: cosa ha fatto

Pubblicato: 10/07/2025 13:09
Kaufmann distrutto cella Grecia

Il 46enne Francis Kaufmann, cittadino statunitense accusato del duplice omicidio di Villa Pamphili, sarà estradato a Roma nella giornata di venerdì. La sua figura resta al centro di una vicenda che, tra menzogne, identità fittizie e comportamenti violenti, continua a suscitare interrogativi e inquietudine. Dopo essere stato arrestato in Grecia il 13 giugno scorso, a seguito della morte della compagna Anastasia Trofimova e della figlia Andromeda, Kaufmann ha dato in escandescenze nel carcere di Larissa, dove ha devastato la cella ed è stato trasferito nel reparto psichiatrico.
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Violenza e rabbia in Grecia: l’uomo ha devastato la cella

Le autorità greche avevano annunciato l’estradizione in Italia, notizia che ha fatto precipitare il detenuto in un nuovo stato di violenza, sia fisica che verbale. Secondo fonti investigative, Kaufmann sperava in un rientro negli Stati Uniti, dove pensava forse di evitare il processo per omicidio. Il suo comportamento è stato descritto come aggressivo e manipolatorio sin dalle prime ore della sua detenzione, con una reazione violenta acuita dalla consapevolezza che il suo destino giudiziario si sarebbe compiuto a Roma, e non oltreoceano.

L’arrivo a Roma e la destinazione al carcere di Rebibbia

Il trasferimento di Kaufmann avverrà a bordo di un volo dell’Aeronautica militare, accompagnato dagli agenti dello Sco e della Squadra mobile. L’uomo sarà condotto presso il carcere romano di Rebibbia, struttura dotata di reparto psichiatrico, dove verrà sottoposto a osservazione. I magistrati italiani intendono verificare se le sue reazioni violente siano frutto di un disturbo mentale o se riflettano semplicemente la sua indole da manipolatore, come sostengono i genitori di Anastasia.

Il passato oscuro tra Malta, Roma e mille identità

La storia tra Kaufmann e Anastasia Trofimova era cominciata in modo apparentemente normale, ma si era presto tinta di zone d’ombra. Dopo un primo viaggio a Malta, la giovane era tornata lì insieme all’uomo. Da quel momento, il suo cellulare era risultato irraggiungibile, e i contatti con la famiglia si erano interrotti, salvo poi riprendere sporadicamente, sempre dal telefono di Kaufmann. L’ultima mail della ragazza alla madre conteneva un messaggio chiaro: «Aveva dei problemi con quell’uomo».

Il profilo del 46enne californiano appare sempre più complesso e inquietante. Durante il suo soggiorno romano, si era spacciato per tenore, arrivando persino a chiedere un’audizione al Teatro dell’Opera di Roma. Ma non solo: si era presentato anche come chef, sceneggiatore e produttore cinematografico. Era riuscito a ottenere un tax credit da 860mila euro per un film mai realizzato, alimentando ulteriormente i dubbi sulla sua reale identità.

La Procura indaga su alias e documenti falsi

Nel corso delle indagini sono emersi diversi alias riconducibili a Kaufmann, tra cui Rexal Ford e Matteo Capozzi. La Procura di Roma attende ancora risposte ufficiali dalle autorità statunitensi per verificare la veridicità dei documenti in suo possesso, incluso un passaporto valido ma intestato a un nome diverso dal suo. La sua capacità di reinventarsi continuamente e di costruire identità fittizie alimenta il sospetto che le sue azioni non siano casuali né frutto di un disagio psichico, ma parte di una strategia lucida e calcolata.

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L’attesa per la perizia e gli esami istologici

A Roma, Francis Kaufmann sarà sottoposto a una perizia psichiatrica per valutare le sue condizioni mentali e determinare se sia in grado di affrontare il processo. Intanto, si attendono gli esiti degli esami istologici sul corpo di Anastasia, necessari a chiarire le cause esatte della morte della giovane donna. Elementi fondamentali per stabilire eventuali aggravanti nel quadro accusatorio già gravissimo che pende su di lui.

La storia di Francis Kaufmann, segnata da menzogne, violenza e falsità, si arricchisce ogni giorno di nuovi elementi. Ma su una cosa la Procura sembra decisa a fare luce: distinguere tra follia e manipolazione, tra disagio mentale e una fredda pianificazione di una vita vissuta nell’inganno.

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