
Sembrano giochi innocui, gesti d’estate che si tramandano da sempre. Ma scavare buche profonde in spiaggia, da soli o tra amici, può trasformarsi in una trappola mortale. È successo di nuovo, oggi, a Montalto di Castro, sul litorale laziale: un ragazzo di 17 anni è rimasto sepolto dalla sabbia dopo il crollo di una buca che stava scavando insieme ai fratellini. Quando i soccorsi sono riusciti a estrarlo, per lui non c’era più niente da fare. La buca era profonda circa un metro e mezzo.
Eppure, non è un caso isolato. Ogni anno, in Italia e nel mondo, bambini, adolescenti e adulti perdono la vita in circostanze quasi identiche: la sabbia collassa, e chi si trova dentro non riesce più a risalire.
Quando la sabbia crolla: i casi mortali nel mondo
Nel febbraio 2024, una bambina di 7 anni è morta in Florida, sulla spiaggia di Lauderdale-by-the-Sea. Stava scavando una buca profonda insieme al fratellino di 8 anni. Improvvisamente le pareti sono crollate. Lui si è salvato, lei è stata estratta troppo tardi. Non respirava già più.
Pochi mesi prima, nel North Carolina, un ragazzo di 17 anni è stato travolto da una duna che ha ceduto mentre scavava un tunnel nella sabbia. È morto sul colpo. Stesso epilogo, nel 2022, per un 18enne nel New Jersey: anche in quel caso, la buca era parte di un gioco con la sorella, sopravvissuta per miracolo.
In Europa, il caso più tragico riguarda un bambino italiano di 10 anni, in vacanza a Fuerteventura, nelle Canarie, nel 2010. Stava giocando in una buca di tre metri. È stato sepolto per venti minuti prima che qualcuno si accorgesse del disastro. È morto poco dopo in ospedale.
Ma l’elenco non finisce. In Australia, nel dicembre 2023, un ragazzo di 23 anni è precipitato a testa in giù in una buca scavata per un falò durante una festa in spiaggia. La sabbia ha ceduto. I presenti hanno tentato di liberarlo per minuti, ma le ferite interne erano troppo gravi. È morto dopo pochi giorni.

I pericoli invisibili delle buche in spiaggia
Il rischio più grande è l’instabilità della sabbia: nonostante appaia compatta, è un materiale incoerente. Le pareti verticali cedono facilmente, soprattutto in presenza di sabbia asciutta e fine. Una buca di un metro, se crolla, può seppellire completamente una persona, impedendole di respirare. E la sabbia pesa: già pochi centimetri sul torace possono provocare asfissia in meno di un minuto.
In molti casi, le vittime muoiono soffocate o schiacciate internamente, anche se i soccorsi arrivano in tempi brevi. I tentativi di liberarle sono complessi: ogni pala di sabbia rimossa può causare nuovi crolli. E spesso il panico peggiora la situazione.
Per questo, in diversi Paesi, le autorità sconsigliano esplicitamente di scavare buche più profonde del ginocchio. Alcune località balneari hanno vietato le buche non autorizzate, al pari dei falò o delle tende. Ma altrove – Italia compresa – manca ancora una cultura del rischio.
Il gioco che diventa trappola
Le vittime sono quasi sempre giovani e incoscienti del pericolo, ma spesso accompagnate da adulti. In molti casi erano presenti i genitori, o altri familiari. Una buca in spiaggia non sembra mai qualcosa di pericoloso. E invece uccide in silenzio.
Le storie si assomigliano: un crollo improvviso, una manciata di secondi, la corsa disperata per scavare a mani nude, le urla, la sabbia che non cede. Poi, il silenzio. Tutti pensavano fosse solo un gioco. Poi diventa una tragedia. E ogni volta ci si chiede: perché non lo sapevamo?