
Nel mondo della cultura italiana si è spento uno dei suoi osservatori più acuti, voce fuori dal coro e intellettuale capace di unire passione, rigore e sguardo critico. Una figura che ha attraversato intere generazioni, lasciando un’impronta profonda non solo nel campo della critica, ma anche nell’impegno civile, nella riflessione politica e nella promozione di un pensiero indipendente, spesso controcorrente. La sua eredità culturale è destinata a restare viva nei dibattiti e nei testi che continuano a formare studenti, giornalisti e lettori.
Con uno stile riconoscibile, capace di alternare tagliente ironia e profonda empatia, ha scritto pagine memorabili su cinema, teatro, letteratura e società, sempre con l’urgenza di interrogarsi sulla funzione dell’arte nel mondo contemporaneo.

Addio a Goffredo Fofi, intellettuale militante
È morto Goffredo Fofi, classe 1937, una delle menti più originali del panorama culturale italiano. Saggista, critico, attivista e instancabile animatore di riviste e progetti editoriali, Fofi ha saputo osservare il nostro tempo con lucidità e passione. Cresciuto tra la Sicilia e la Campania, si era formato in un’Italia ancora segnata dalla guerra, respirando l’urgenza dell’impegno sociale e culturale. Fin dagli anni ’60 aveva partecipato con fervore ai dibattiti politici, alle lotte civili e alla ricerca di nuove forme espressive che restituissero voce ai margini.
Il suo lavoro non si è mai limitato all’ambito accademico: è stato direttore di riviste come “Lo Straniero” e “Gli Asini”, ha collaborato con importanti testate e scritto numerosi saggi che oggi restano punti di riferimento, tra cui le sue analisi su Pasolini, la cultura popolare, il neorealismo e il ruolo dell’intellettuale nella società. Ma Fofi è stato anche, e forse soprattutto, un pungolo continuo alla cultura ufficiale.
Il critico che rivalutò Totò
Tra i suoi contributi più importanti si ricorda la rivalutazione di Totò, attore che per decenni era stato snobbato da molta critica cinematografica. Fofi ha saputo leggere nella comicità del Principe De Curtis una profondità poetica e una carica tragica che ne hanno finalmente riconosciuto il valore artistico. Questo approccio ha cambiato il modo in cui si guarda oggi a certe figure della cultura popolare.
Con la sua scomparsa, l’Italia perde una voce libera, che ha sempre scelto di non omologarsi, seguendo il pensiero critico come bussola. Le sue parole, i suoi libri e il suo sguardo continueranno a far riflettere, anche in un tempo sempre più affollato da rumore e conformismo.