
Ci sono importanti novità per quanti usufruiscono dei buoni pasto. Dal prossimo 1° settembre, infatti, entreranno in vigore le nuove norme previste dal Ddl Concorrenza. La riforma interessa circa 3,5 milioni di lavoratori che utilizzano ogni giorno i ticket per mangiare fuori casa, ma anche decine di migliaia di bar, ristoranti e supermercati che li accettano. Il cambiamento principale introdotto dalla riforma dei buoni pasto riguarda le commissioni applicate dagli emettitori dei buoni agli esercenti: dal 1° settembre non potranno superare il 5% del valore del ticket. Un taglio significativo, considerando che oggi le trattenute arrivano anche al 15-20%. Secondo Anseb, l’associazione delle aziende emittenti, la riforma potrebbe ridurre i margini del settore tra 60 e 120 milioni di euro già nel 2024.
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Come funziona il meccanismo dei ticket
I buoni pasto non vengono distribuiti direttamente dalle aziende, ma da società specializzate che stringono accordi con catene e locali in tutta Italia. Il lavoratore utilizza il ticket (fino a 8 euro esentasse) in un locale convenzionato, il quale lo presenta all’azienda emittente per ottenere il rimborso. Tuttavia, il commerciante non riceve l’intero importo: le commissioni attuali possono ridurre l’incasso anche del 20%. Con la riforma, il prelievo massimo sarà di 40 centesimi su un ticket da 8 euro, contro gli attuali 80-90 centesimi o più. Il risultato atteso? 400 milioni di euro di benefici l’anno per gli esercenti. C’è però un altro nodo da affrontare: il potere d’acquisto dei buoni. Negli ultimi 5 anni i prezzi degli alimenti sono saliti quasi del 28%, e oggi 8 euro spesso non bastano per un pasto completo. Da tempo si discute della possibilità di alzare la soglia esentasse a 10 euro. Anche Anseb sostiene la proposta: così potrebbe compensare in parte le perdite causate dal taglio delle commissioni.

Cosa cambia per i lavoratori
Come spiega Giuseppe Timpone su InvestireOggi, con la riforma dei buoni pasto per i dipendenti, almeno all’apparenza, non cambia nulla: il valore nominale del buono resta invariato. Tuttavia, la riforma potrebbe portare vantaggi indiretti. Con commissioni più basse, più locali potrebbero aderire al circuito dei buoni pasto. Questo significa una maggiore scelta, potenzialmente migliore qualità del cibo e prezzi più competitivi grazie alla concorrenza.