
Una stretta fiscale storica è in arrivo per i consumatori di tabacco, sigarette elettroniche e bustine di nicotina. Secondo documenti riservati rivelati da Euractiv, la Commissione europea sarebbe pronta a proporre una riforma radicale del sistema di accise su questi prodotti, con aumenti record che potrebbero cambiare drasticamente il mercato e aprire un fronte caldo tra Bruxelles e le capitali degli Stati membri.
La proposta – che rientrerebbe nel pacchetto sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (MFF) 2028 – avrebbe un duplice obiettivo: ridurre il consumo di prodotti legati al fumo e creare nuove entrate proprie da destinare al bilancio Ue. Secondo le bozze, l’aumento delle accise sarebbe senza precedenti: +139% sulle sigarette, +258% sul tabacco trinciato, +1.090% sui sigari, con rincari significativi anche su e-cigarette e tabacco riscaldato.
Tradotto in termini pratici, il prezzo di un pacchetto di sigarette potrebbe salire di oltre un euro in Italia, con un impatto medio sui prezzi al consumo superiore al 20% e un effetto diretto sull’inflazione stimato allo 0,5%.
La Commissione difende la riforma come una misura a tutela della salute pubblica, ma i governi di diversi Paesi si oppongono con fermezza. Uno dei timori principali è l’aumento del contrabbando e la creazione di un mercato parallelo difficile da controllare. “Il rischio è che si perda più gettito di quello che si spera di incassare”, ha dichiarato un funzionario europeo.
Un altro punto critico è il fatto che il gettito delle nuove imposte andrebbe all’Ue, e non più ai singoli Stati membri. A sollevare per prima la voce è stata la Svezia, che ha definito la proposta “completamente inaccettabile”. Per il governo di Stoccolma, si tratta di un’ingerenza nella sovranità fiscale nazionale. Il ministro delle Finanze Elisabeth Svantesson ha aggiunto che “il gettito deve restare ai Paesi, non alla burocrazia europea”.
Il caso svedese è emblematico: l’uso diffuso dello snus, il tabacco in bustine senza combustione, ha portato a una riduzione drastica del numero di fumatori (dal 15% al 5%) e a una mortalità legata al fumo più bassa del 54% rispetto alla media europea. Un modello che, secondo molti esperti, andrebbe imitato, non penalizzato.
Un precedente a Palermo
Intanto, la questione resta di grande attualità anche in Italia. Proprio venerdì 11 luglio, l’aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo ha registrato il secondo caso in pochi mesi di “bird strike”, ovvero di collisione tra un aereo e uno stormo di uccelli. Un volo Ita diretto a Milano è stato costretto a rientrare subito dopo il decollo per un motore in avaria. I passeggeri sono stati riprotetti su un altro volo.
Cos’è un bird strike?
Il bird strike, o impatto con volatili, è un evento in cui uno o più uccelli collidono con un aeromobile, solitamente in fase di decollo o atterraggio. Anche se può sembrare un evento raro, secondo l’Icao (l’agenzia Onu per l’aviazione civile), ogni anno si verificano oltre 13.000 bird strike nel mondo.
Nella maggior parte dei casi, l’impatto non causa danni significativi, ma può diventare molto pericoloso se gli uccelli finiscono nei motori, provocandone l’arresto, o se colpiscono i sensori di volo. Il bird strike più celebre è quello del volo US Airways 1549 del 2009, costretto a un atterraggio d’emergenza nel fiume Hudson a New York: entrambi i motori erano stati spenti dall’ingestione di oche canadesi.
Ultimi incidenti
Oltre al caso di Palermo, altri eventi recenti hanno riacceso l’allarme. A maggio 2024, un aereo Ryanair in partenza da Bergamo ha subito un bird strike ed è rientrato in pista. Ad aprile, un volo Lufthansa ha interrotto l’atterraggio a Francoforte per un episodio simile.
Gli aeroporti adottano misure per ridurre il rischio, tra cui l’uso di cannoni sonori, radar anti-volatili e droni spaventapasseri, ma il fenomeno resta imprevedibile e strettamente legato alle condizioni ambientali e stagionali.
In uno scenario sempre più complesso tra tasse, salute pubblica e sicurezza, le decisioni di Bruxelles sembrano destinate ad accendere un dibattito acceso dentro e fuori dalle aule del Parlamento europeo.