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Il ministro trema, la scoperta sul figlio per lui è troppo: “Sono scioccato”

Pubblicato: 11/07/2025 14:10
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La politica svedese è scossa da una vicenda familiare che sta assumendo contorni esplosivi: il ministro dell’Immigrazione Johan Forssell, figura di spicco del governo guidato da Ulf Kristersson, ha ammesso pubblicamente che suo figlio adolescente è stato coinvolto in attività legate all’estrema destra neonazista. Una notizia che ha fatto rapidamente il giro del Paese, sollevando forti polemiche politiche e mettendo in discussione la coerenza dell’esecutivo in materia di sicurezza e immigrazione.
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Il figlio del ministro coinvolto con l’estrema destra

A portare alla luce il caso è stata la rivista antirazzista Expo, con un’inchiesta che ha rivelato come un “parente stretto di un ministro” avesse avuto contatti con il Movimento di resistenza nordica, gruppo neonazista violento attivo in Scandinavia. L’informazione è stata poi confermata dai servizi di sicurezza svedesi Säpo, che hanno informato lo stesso Forssell dei legami del figlio con il gruppo.

Secondo quanto emerso, il ragazzo avrebbe collaborato con un attivista dell’organizzazione, partecipando a attività di reclutamento e inserendosi in una rete estremista nota per la sua pericolosità. Tutto questo all’insaputa del padre, che ha dichiarato: “Molti genitori possono identificarsi con questa situazione. A volte non abbiamo una visione completa di ciò che fanno i nostri figli online”.

Le giustificazioni del ministro Forssell

Intervistato dall’emittente TV4, Forssell si è detto “scioccato e inorridito” nell’apprendere della vicenda. Ha spiegato di non essere intervenuto subito per proteggere il figlio, ancora minorenne: “Non si trattava di proteggere me come politico, ma lui come ragazzo”. Il ministro ha poi assicurato che il giovane ha interrotto ogni attività, si è mostrato profondamente pentito e non sarebbe più coinvolto in ambienti radicali.

Tuttavia, le parole del ministro non hanno spento le polemiche. Il caso ha aperto un dibattito acceso sulla responsabilità genitoriale, proprio in un momento in cui Forssell si è fatto promotore di politiche severe contro la criminalità giovanile e ha sostenuto l’abbassamento dell’età della responsabilità penale da 15 a 14 anni.

L’opposizione accusa: “Due pesi e due misure”

I partiti di opposizione hanno immediatamente colto la contraddizione tra il comportamento del ministro in ambito familiare e la linea dura sostenuta in Parlamento. Tony Haddou, portavoce per le politiche migratorie del Partito di Sinistra, ha attaccato duramente: “Forssell e il governo hanno avuto un tono molto alto quando si trattava di responsabilizzare le famiglie coinvolte nella criminalità di gruppo. Ora sembrano avere un approccio molto diverso”.

Non potete avere due pesi e due misure. Non è credibile”, ha aggiunto Haddou, accusando il governo di incoerenza politica. Anche Verdi e Socialdemocratici si sono uniti al coro delle critiche, chiedendo a gran voce che Forssell venga convocato in Parlamento per un’audizione pubblica non appena terminerà la pausa estiva.

Il sostegno di Kristersson e l’imbarazzo della maggioranza

A tentare di placare le acque è intervenuto direttamente il premier Ulf Kristersson, che ha espresso “piena fiducia” nel suo ministro e ha lodato la reazione di Forssell definendola quella di “un genitore responsabile”. Tuttavia, il caso ha creato forti imbarazzi all’interno della maggioranza, soprattutto perché il governo si regge sul sostegno dei Democratici Svedesi (Ds), un partito di destra radicale spesso accusato di tolleranza verso ambienti estremisti.

L’episodio rischia di indebolire la credibilità dell’esecutivo in un momento delicato, a meno di un anno dall’inizio della campagna per le elezioni politiche del 2026. Per molti analisti, le polemiche esplose attorno alla figura di Forssell potrebbero alimentare il malcontento e creare nuove tensioni tra i partiti di governo e i loro sostenitori più moderati.

Estremismo in crescita e allarme tra i giovani

Oltre all’aspetto politico, il caso solleva serie preoccupazioni sul reclutamento giovanile da parte di gruppi radicali. Secondo gli esperti citati da Expo, in Svezia si sta assistendo a un’evoluzione dell’estrema destra: piccoli gruppi legati alla cultura del fitness e al mondo online stanno puntando sempre più sui social media per attrarre adolescenti, per poi spostare le conversazioni su piattaforme chiuse e difficilmente monitorabili.

Il fenomeno è in crescita: il numero di gruppi neonazisti attivi è al livello più alto dal 2008 e i minorenni sono sempre più esposti a contenuti radicali, spesso all’insaputa dei genitori. La vicenda personale di Forssell sembra dunque inserirsi in un quadro più ampio di rischio di radicalizzazione tra i giovani, un allarme che impone una riflessione seria sul ruolo educativo della famiglia e delle istituzioni.

Le prospettive politiche e le richieste di dimissioni

Nonostante le pressioni, Johan Forssell ha escluso le dimissioni, affermando di essere “pienamente concentrato sull’attuazione del programma per cui abbiamo ricevuto il sostegno del popolo svedese”. Ma l’opposizione non è intenzionata a fare passi indietro e ha già annunciato che porterà la questione sui banchi del Parlamento.

Nel frattempo, il caso continua a tenere banco sui media nazionali, diventando un simbolo delle contraddizioni del governo svedese tra retorica repressiva e responsabilità personali. Una vicenda che dimostra come, anche nella politica più severa, il confine tra pubblico e privato sia sottile e, a volte, dolorosamente fragile.

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