
A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la giovane uccisa nella villetta di famiglia a Garlasco nell’agosto del 2007, l’indignazione torna a farsi sentire. Stavolta non per un nuovo processo o una revisione, ma per qualcosa di ancora più crudele e sciacallesco: la messa in vendita, a pagamento, delle immagini dell’autopsia della ragazza.
Un video reso disponibile online da un soggetto al momento non identificato, che ha spinto il Garante per la Privacy a intervenire con un provvedimento urgente di blocco.
Provvedimento d’urgenza per fermare la diffusione
L’Autorità ha agito d’ufficio e in via immediata, per impedire che le immagini possano essere ulteriormente divulgate, arrecando un dolore supplementare alla famiglia di Chiara, già provata da una vicenda giudiziaria lunghissima e mediaticamente esplosiva. Il Garante ha chiarito che la diffusione di quelle immagini sarebbe illecita, violando le norme sulla privacy e le regole deontologiche che regolano la professione giornalistica.

Nel mirino finiscono anche i media e i siti web: “Chiunque entri in possesso di quelle immagini – avverte il Garante – deve astenersi dalla loro diffusione, che lederebbe in modo gravissimo la dignità della vittima e quella dei suoi familiari”.
Cosa si rischia
Chi dovesse ignorare l’avvertimento e decidere di pubblicare, condividere o rilanciare quel materiale, rischia sanzioni pesanti, sia dal punto di vista amministrativo che penale. L’Autorità, infatti, si riserva ulteriori provvedimenti e ha sottolineato che l’esposizione del corpo di una vittima di violenza – a maggior ragione in una vicenda già conclusa con una condanna definitiva – rappresenta una violazione della dignità personale e della memoria.
L’invito è chiaro: non dare spazio alla morbosità, non alimentare una nuova ondata di dolore inutile, e non trasformare la tragedia di una giovane donna nell’ennesimo contenuto da vendere o cliccare.