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Garlasco, Dna del terzo uomo: cambia tutto. La decisione dell’ultima ora

Pubblicato: 12/07/2025 20:41

È stato replicato l’esame genetico sulle tracce di Dna maschile rilevate nel 2007 sul tampone orale effettuato durante l’autopsia sul corpo di Chiara Poggi, la giovane uccisa il 13 agosto di diciassette anni fa nella sua abitazione di Garlasco, in provincia di Pavia. La nuova attività peritale è stata condotta nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dalla procura generale di Milano, dopo la riapertura del caso. Durante l’udienza tecnica, avvenuta nei giorni scorsi, si è proceduto a una seconda analisi del campione, ritenuta necessaria per dare validità scientifica ai primi riscontri.

Due profili genetici estranei a Stasi e Sempio

Secondo quanto emerso dalle prime verifiche, le tracce isolate sul tampone risultano non riconducibili né ad Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, né ad Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e oggetto di un breve approfondimento investigativo nel 2016 poi archiviato. Il dato più rilevante è la presenza di due profili genetici maschili distinti. Uno di questi, secondo i consulenti incaricati, sarebbe compatibile con il Dna di Ernesto Gabriele Ferrari, assistente del medico legale presente all’autopsia del 2007. Si tratterebbe, in questo caso, di una possibile contaminazione post-mortem, dovuta forse all’uso della stessa garza da parte dell’operatore per diverse manovre, ipotesi ora al vaglio dei periti.

L’altro profilo, invece, appare di origine ignota. È stato rinvenuto sul palato e sulla lingua della vittima e la quantità rilevata sarebbe maggiore rispetto alla prima traccia. Questo secondo elemento rappresenta, ad oggi, l’aspetto più misterioso dell’intera operazione peritale, perché la sua provenienza non è stata ancora chiarita. Gli esperti hanno sottolineato che solo la replica dell’esame potrà confermare o smentire il dato iniziale, rendendolo eventualmente spendibile in un contesto probatorio.

La linea delle parti e l’attesa dei risultati

Il risultato della nuova analisi sarà reso noto ai consulenti di accusa, difese e parte civile nella giornata di lunedì. A partire da quel momento sarà possibile stabilire se i due profili riscontrati potranno avere un valore significativo nell’ambito dell’inchiesta. La difesa della famiglia Poggi, attraverso l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, ha già precisato che l’ipotesi dell’esistenza di un Dna maschile non identificato deve essere trattata con estrema cautela e ha parlato di “ipotesi infondate” in assenza di dati consolidati e replicabili.

Sul fronte opposto, da parte dei consulenti nominati dalla procura generale si sottolinea come l’individuazione di tracce genetiche non attribuibili ai due soggetti finora coinvolti imponga una verifica rigorosa, soprattutto alla luce della storia processuale del caso. Se il profilo riconducibile a un operatore sanitario dovesse essere confermato come frutto di contaminazione, rimarrebbe comunque da chiarire l’origine della seconda traccia, quella senza alcun riferimento identificabile.

Un caso riaperto dopo diciassette anni

Il delitto di Garlasco ha segnato uno dei più controversi casi giudiziari italiani degli ultimi decenni. Chiara Poggi fu trovata senza vita nel pomeriggio del 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia. Le indagini si concentrarono subito su Alberto Stasi, allora suo fidanzato, che fu inizialmente assolto in primo e secondo grado, prima di essere definitivamente condannato nel 2015, dopo l’annullamento delle sentenze precedenti da parte della Cassazione.

Nel corso degli anni si sono susseguiti approfondimenti investigativi, tra cui quello legato alla figura di Andrea Sempio, indicato in forma anonima da una segnalazione e poi escluso dagli inquirenti. Con la riapertura recente dell’inchiesta da parte della procura generale di Milano è stato deciso di riesaminare alcuni dei reperti acquisiti a suo tempo, compreso il tampone prelevato in autopsia.

Gli sviluppi attesi

Se la replica delle analisi genetiche dovesse confermare l’esistenza di un Dna estraneo alla vittima e alle persone finora coinvolte nel procedimento, si aprirebbero scenari potenzialmente nuovi per una vicenda ritenuta ormai chiusa sul piano giudiziario. Al contrario, se dovesse prevalere l’ipotesi della contaminazione, il caso tornerebbe al punto di partenza, lasciando intatta la condanna nei confronti di Stasi.

In ogni caso, la giornata di lunedì sarà determinante per capire se esistano nuovi elementi scientifici in grado di cambiare il corso della storia giudiziaria di uno dei processi più discussi dell’ultimo ventennio.

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