
Un nuovo episodio scuote il sistema sanitario e solleva inquietanti interrogativi sulla sicurezza nelle corsie ospedaliere. La morte di un paziente, inizialmente archiviata come un decesso naturale, si è rivelata invece al centro di un’indagine che coinvolge un operatore sanitario, ora accusato di un atto estremo. A far partire gli accertamenti è stata l’incongruenza tra la documentazione clinica e gli esiti delle analisi successive alla morte.
Al centro della vicenda vi è la somministrazione di un farmaco che normalmente non dovrebbe essere presente in un contesto di lungodegenza. Un’anomalia che ha spinto gli inquirenti a scavare più a fondo, fino a formulare un’accusa gravissima. Le indagini hanno preso corpo attraverso verifiche interne, testimonianze, esami tossicologici e controlli su materiale ospedaliero potenzialmente manomesso.
Il decesso

Il caso è avvenuto all’ospedale di Argenta, in provincia di Ferrara, dove un infermiere residente nel Ravennate è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato. L’episodio risale al 5 settembre 2024, quando un paziente di 83 anni, ricoverato nel reparto di lungodegenza, è deceduto in circostanze che ora si rivelano tutt’altro che naturali. Le forze dell’ordine, coordinate dalla Procura, hanno eseguito il fermo nei giorni scorsi.
Il giudice per le indagini preliminari di Ravenna, pur non convalidando il fermo per mancanza di rischio di fuga, ha disposto la custodia cautelare in carcere, riconoscendo un quadro indiziario grave e il pericolo concreto di inquinamento delle prove.
Nel corpo dell’anziano rilevate tracce di Esmeron

Durante una conferenza stampa, il procuratore Andrea Garau, la pm Barbara Cavallo, il comandante del reparto operativo dei carabinieri di Ferrara Luca Treccani e il comandante del Nas di Bologna Fabrizio Picciolo, hanno illustrato l’esito degli accertamenti. Dalle analisi tossicologiche, eseguite da un team di esperti nominati dalla Procura, sono emerse nel corpo dell’anziano tracce di Esmeron, un miorilassante utilizzato solo per intubazioni o situazioni di emergenza.
Il farmaco, estremamente pericoloso se somministrato senza controllo, non risultava presente nei piani terapeutici del paziente. Inoltre, dagli inventari ospedalieri è emersa un’ulteriore anomalia: quattro fiale di Esmeron risultavano mancanti dal carrello delle emergenze.
Indagini partite da due decessi sospetti
L’inchiesta ha preso il via lo scorso autunno in seguito a due decessi sospetti nel medesimo reparto, ma al momento l’accusa di omicidio riguarda esclusivamente la morte dell’83enne. Parallelamente, è aperto un secondo filone investigativo relativo a presunti maltrattamenti, per cui sono ancora in corso accertamenti affidati ai carabinieri con il supporto del Nas di Bologna.
L’infermiere, attualmente detenuto nel carcere di Ravenna, attende ora gli sviluppi della vicenda giudiziaria, che potrebbe allargarsi anche ad altri casi, qualora emergano elementi compatibili con lo stesso schema.