
LONDRA – La finale è appesissima, per citare chi conosce bene l’aria che si respira a Wimbledon. E oggi lo è in ogni senso: per la temperatura soffocante che arroventa l’erba del Centrale e per la tensione palpabile tra i due protagonisti. Dopo la battaglia memorabile del Roland Garros, c’è attesa per un nuovo capitolo che promette scintille. E nei dettagli della vigilia, qualcosa si è già acceso.
I due si allenano alla stessa ora, a pochi metri di distanza. Una scelta non casuale. Sinner e Alcaraz hanno prenotato i campi nella zona della Carassa nello stesso momento. Si sono visti, si sono incrociati. E si sono studiati, quasi spiati. Niente sorrisi. Nessun gesto distensivo. Solo concentrazione. E un clima da resa dei conti.
Incrocio gelido tra i due
Nel gabiotto che separa i campi, il primo segnale. I due si sono incontrati, ma il saluto di Sinner è stato freddo, rapido, quasi un cenno più che un gesto. Alcaraz ha ricambiato, ma è stato chiaro a tutti che non c’era la complicità di sempre. Jannik è già dentro il match, già nella modalità rivincita. Quei tre match point cancellati a Parigi dallo spagnolo non li ha mai davvero digeriti. E oggi lo si è visto.
L’italiano ha scelto il silenzio e lo sguardo fisso. La sua energia è diversa, trattenuta ma tesa. Sa che questo è il momento. Wimbledon è il palcoscenico ideale per riaprire la sfida. E stavolta vuole che il finale sia diverso.
Una rivalità che segna un’epoca
Sinner e Alcaraz non si somigliano solo in campo. Anche fuori sembrano due poli opposti che però si attraggono. Ed è forse per questo che ogni loro incontro ha il sapore di qualcosa di più di un semplice match. È una storia sportiva, certo, ma anche psicologica. Una sfida tra stili, tra mentalità, tra approcci alla pressione.
E oggi, ancora più che a Parigi, Jannik sembra deciso a cambiare il copione. Allenamento serrato, silenzi misurati, un clima quasi da boxe. Mentre Alcaraz resta sorridente e apparentemente più leggero, l’azzurro ha il volto di chi vuole presentare il conto.
Non sarà una partita qualsiasi
Wimbledon è abituato ai grandi duelli, ma questa finale ha qualcosa in più. Per la posta in palio, per il contesto, per il passato recente e per tutto ciò che si legge negli sguardi. Sinner è pronto. E il suo saluto freddo è stato forse il primo colpo di una sfida che è già cominciata, ben prima del primo 15.