
L’inchiesta sulla morte di Chiara Poggi a Garlasco si arricchisce di nuovi sviluppi, a distanza di 18 anni dall’omicidio. Dopo il ritrovamento di un profilo di DNA maschile “ignoto” nella bocca della giovane, la procura di Pavia sta portando avanti due direzioni di indagine. Una di queste si concentra sul DNA trovato, che è ancora in fase di verifica, per stabilire se il profilo sia davvero “ignoto” o se si tratti di un’eventuale contaminazione involontaria.
Contaminazione o profilo ignoto?
La genetista Denise Albani, incaricata della perizia, ha già escluso una contaminazione dovuta al prelievo del materiale biologico da parte dell’assistente del medico legale durante l’autopsia. Tuttavia, gli investigatori devono ancora escludere la possibilità che ci sia stata una contaminazione da parte di qualcuno che abbia manipolato il cadavere, in particolare l’interno della bocca di Chiara, senza l’uso di guanti o precauzioni, cosa che sarebbe dovuta rimanere documentata. Gli inquirenti, dunque, si concentreranno sulla ricerca di eventuali profili che possano spiegare la presenza di “Ignoto 3”. Se emergesse una corrispondenza con uno degli attori del caso, questo potrebbe portare a una chiusura immediata della pista.
Indagini su un possibile complice: come si chiama
Nel frattempo, il secondo filone investigativo si concentra su un altro aspetto fondamentale: l’identificazione di sospettati da confrontare con il profilo genetico trovato. La procura ritiene che l’ignoto profilo possa appartenere a un eventuale complice di Andrea Sempio, che è già indagato per l’omicidio e che, secondo gli inquirenti, si trovava nella villetta di via Pascoli la notte della morte di Chiara. Per ora, gli inquirenti si concentrano sul gruppo di amici di Sempio, in particolare su quelli che frequentava all’epoca dei fatti, e sugli ex compagni di scuola del giovane. Anche se la ricerca di nuove informazioni è complicata a distanza di 18 anni, gli investigatori cercheranno di scavare nei ricordi dei conoscenti di Sempio e analizzare i dati di vecchi dispositivi elettronici sequestrati.

Gli inquirenti tornano a puntare l’attenzione su Michele Bertani, uno degli amici più vicini ad Andrea Sempio, il giovane per anni al centro del caso legato alla morte di Chiara Poggi. Bertani si è suicidato nel 2017, ma oggi il suo nome riemerge nell’inchiesta: la Procura sta valutando se prelevare il suo profilo genetico attraverso i familiari per confrontarlo con il Dna ritrovato sul corpo della vittima.
Secondo quanto scrive Repubblica, non ci sarebbero collegamenti diretti tra il ragazzo e il delitto, ma gli investigatori non escludono nulla. A rilanciare l’interesse su di lui sarebbe anche una frase lasciata in un biglietto d’addio: “Ho fatto cose talmente brutte che nessuno può immaginare”. Un messaggio che ora viene riletto alla luce dei nuovi accertamenti.
Amici sottoposti a test genetici
Il nome di Bertani è solo uno tra quelli finiti sotto la lente degli inquirenti. Altri componenti della cerchia ristretta di Sempio sono stati già sottoposti a confronto genetico. Come riferisce Repubblica, i profili di Marco Poggi, Roberto Freddi, Mattia Capra e Alessandro Biasibetti sono stati esclusi. La pista resta comunque aperta e gli accertamenti si concentrano su ogni possibile collegamento con il profilo di Ignoto 3.
Gli inquirenti non escludono la possibilità di una riesumazione della salma di Bertani, nel caso in cui il materiale genetico ottenuto dai familiari non fosse sufficiente per le analisi.
Le ipotesi
Sul tavolo della Procura anche un’altra ipotesi: quella della contaminazione del reperto. Come riporta il Corriere, non si può escludere che la traccia genetica sia stata lasciata da tecnici o operatori intervenuti all’epoca. Ma il punto in cui è stata trovata — la bocca della vittima — rende plausibile anche un contatto diretto.
Per questo motivo, gli inquirenti non archiviano l’ipotesi più inquietante: quella della presenza, sulla scena del delitto, di un complice mai identificato. Le analisi genetiche sono ora nelle mani della Scientifica, che dovrebbe consegnare i primi risultati nelle prossime settimane. La Procura mantiene il massimo riserbo, ma ribadisce che tutte le piste restano aperte.

Infine, il caso ha anche sollevato nuove polemiche in merito alla diffusione di materiale sensibile. Il Garante per la privacy ha recentemente bloccato il blogger Gianluca Spina che aveva pubblicato fotografie dell’autopsia di Chiara Poggi sui suoi video-masterclass a pagamento, avviando un’indagine su tale diffusione illecita. Questo sviluppo segna un altro capitolo nel caso che continua a suscitare speculazioni.