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Boeing Air India, ipotesi gesto volontario: il retroscena sul pilota “depresso”, cos’hanno scoperto

Pubblicato: 14/07/2025 13:34

Un uomo solo ai comandi, con un passato recente segnato dal dolore e un futuro che sembrava già proiettato verso l’addio alla cabina di pilotaggio. Si chiama Sumeet Sabharwal il comandante del Boeing 787 Dreamliner dell’Air India precipitato il 12 giugno 2025, provocando 241 vittime a bordo e 19 a terra. A distanza di settimane, prende corpo anche un’ipotesi inquietante: quella di un gesto volontario.

Una carriera lunga, ma con delle crepe

Sabharwal, 52 anni, era un pilota con oltre 8mila ore di volo e una carriera costruita lungo decenni. Ma secondo quanto riportato dal Daily Mail e dal Daily Telegraph, il comandante avrebbe vissuto negli ultimi anni una progressiva fragilità psicologica. L’esperto di aviazione indiano Mohan Ranganathan ha rivelato che diversi colleghi all’interno della compagnia avrebbero confidato che il pilota “non era più lo stesso” dopo la morte della madre, evento che l’avrebbe profondamente segnato.

In base a quanto riferito da Ranganathan, Sabharwal si era preso una lunga pausa dalla professione – “tre o quattro anni”, spiega – giustificandola come periodo di malattia. Di recente era rientrato in servizio, superando tutti i test clinici richiesti, ma stava valutando il pensionamento anticipato per poter prendersi cura del padre anziano.

Dubbi sulle condizioni mentali del comandante

Le autorità indiane, insieme a quelle internazionali, continuano a indagare su ogni scenario possibile, compreso quello di un suicidio pilotato. Una pista drammatica ma non nuova nella storia dell’aviazione. Sebbene la compagnia abbia confermato che sia Sabharwal che il suo co-pilota fossero regolarmente abilitati e certificati per volare, le testimonianze di alcuni colleghi stanno sollevando dubbi sulle realistiche condizioni psicologiche del comandante al momento del decollo.

Le scatole nere – ancora sotto analisi – dovranno stabilire la sequenza esatta degli eventi prima dello schianto. In particolare, gli inquirenti vogliono comprendere se vi siano stati segnali di un comportamento anomalo da parte del pilota nelle fasi precedenti alla discesa improvvisa dell’aereo, e se vi sia stata una esclusione del secondo pilota dalla cabina, come già avvenuto in altri tragici precedenti.

Una domanda aperta: si poteva evitare?

La tragedia solleva ancora una volta il tema delicatissimo della salute mentale dei piloti, un ambito che, nonostante i protocolli, resta fragile e sottovalutato. La compagnia Air India ha promesso massima collaborazione con gli investigatori e ha dichiarato che verranno rafforzate le misure interne per la tutela psicologica del personale. Ma resta una domanda sospesa nell’aria come l’eco dei motori prima dell’impatto: si poteva fare di più per evitare questa catastrofe?

Nel frattempo, le famiglie delle vittime attendono risposte. E il nome di Sumeet Sabharwal, con tutto il peso della sua storia personale, resta al centro di una delle pagine più nere dell’aviazione civile indiana.

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