
Jannik Sinner e Carlos Alcaraz: basta pronunciare questi nomi per far scattare la scintilla tra gli appassionati di tennis. Due giovani fenomeni, stili diversi, stessa voglia di lasciare il segno. A Wimbledon, proprio Sinner ha sfoderato sangue freddo e una maturità fuori dal comune, portando a casa il suo primo titolo sull’erba più famosa al mondo. Un trionfo che parla di crescita, carattere e una nuova era per il tennis italiano.
La finale è stata uno spettacolo puro: scambi da brividi, colpi di scena e un’energia che si respirava anche dallo schermo. Ma è stato Sinner, grazie a nervi saldissimi, a salire sul gradino più alto, lasciando il rivale spagnolo a bocca asciutta. La loro rivalità, fatta di rispetto e battaglie, è già leggenda. E mentre Londra applaudiva l’altoatesino, una domanda sorge spontanea: che fine ha fatto la coppa appena conquistata?
Una vittoria storica, una coppa che sfugge

Tutto il mondo ha visto Jannik stringere il trofeo di Wimbledon tra le mani, ma il sogno è durato pochissimo. Alla conferenza stampa, lui stesso scherza: “Essere seduto qui con il trofeo, anche se non è qui in questo momento, è incredibile”, ride. La ragione? Una delle tradizioni più dure a morire del tennis: la coppa originale non lascia mai il club. Dopo la premiazione e i flash dei fotografi, Sinner ha dovuto restituirla.
Il momento non è stato immortalato dalle telecamere: una dirigente del torneo si è avvicinata con gentilezza, ricordandogli che il “Gentlemen’s Singles Trophy” va riconsegnato. Jannik, sorpreso ma impeccabile, ha risposto: “Va bene. Nessuna fretta”. Eleganza e classe, anche in un attimo così delicato.
Perché nessuno può tenere la coppa di Wimbledon

La regola è semplice ma antica: il trofeo originale resta sempre al club. Ai campioni viene consegnata una replica in scala ridotta, circa tre quarti dell’originale, con i nomi dei vincitori incisi. Un vezzo che affonda le radici in quasi 140 anni di storia: “Non puoi tenere il trofeo. Questo torna nella galleria dei trofei. Non puoi portarlo a casa: c’è un solo esemplare, e rimane a Wimbledon”, raccontava già Marion Bartoli, campionessa nel 2013.
Una scelta che preserva l’unicità del cimelio, mantenendo intatto il fascino di Wimbledon. Per Sinner, rimangono la gloria, il titolo, l’abbraccio del pubblico e un posto nella storia. Oltre a un onore in più: da quest’anno, Jannik è socio onorario dell’All England Club, con accesso a vita in uno dei club più esclusivi dello sport.

Trofeo o no, Jannik Sinner ha trovato casa a Wimbledon. La tradizione resta, ma la sua vittoria e la sua eleganza rimarranno per sempre nel cuore degli appassionati. E il prossimo anno, chissà: magari sarà ancora lui il protagonista assoluto sull’erba londinese.