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Macron lancia l’allarme: “La guerra è tornata in Europa”

Pubblicato: 14/07/2025 08:00

«Mai, dal 1945, la nostra libertà era stata minacciata fino a questo punto». Con queste parole cariche di inquietudine, Emmanuel Macron ha aperto il suo discorso annuale rivolto alle forze armate francesi nei giardini dell’Hôtel de Brienne, sede del ministero della Difesa, alla vigilia della Festa nazionale del 14 luglio. Un discorso solenne che si è trasformato in un appello urgente all’Europa intera: è finito il tempo dell’attesa e della dipendenza strategica. «I dividendi della pace sono finiti», ha scandito il presidente. «Dobbiamo garantire da soli la nostra sicurezza».

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Di fronte a una minaccia “grave e permanente” rappresentata dalla Russia, Macron ha annunciato una svolta storica nella politica di difesa della Francia. Il bilancio militare, già in crescita, raddoppierà entro il 2027, passando da circa 32 a 64 miliardi di euro all’anno. Una revisione della legge di programmazione militare è prevista per l’autunno, con 3,5 miliardi in più nel 2026 e altri 3 miliardi nel 2027. E tutto questo – ha voluto chiarire Macron – non sarà finanziato a debito, ma attraverso una stretta sulla spesa pubblica che si preannuncia tutt’altro che indolore.

Dietro la spinta al riarmo, c’è una consapevolezza nuova e inquietante: l’Europa potrebbe trovarsi sola. La guerra in Ucraina, ha spiegato Macron, è arrivata alle porte di casa nostra e potrebbe estendersi. L’ipotesi di una guerra ad alta intensità non è più remota, anzi, secondo il presidente «i prossimi anni potrebbero portarci a un confronto diretto». La Francia, ha ammonito, deve essere potente per essere temuta, ed è questa la sola condizione per rimanere libera.

Il patto con il Regno Unito e i “Volenterosi”

Non è solo una questione militare, ma anche politica ed esistenziale: difendere il modello democratico europeo dalle forze oscurantiste che cercano di minarne i pilastri. Macron ha citato la cooperazione rafforzata con il Regno Unito, la dissuasione nucleare condivisa e la “coalizione dei volenterosi” guidata da Parigi e Londra per sostenere Kiev. Ma soprattutto, il messaggio rivolto a Washington è chiaro: l’Europa non può più fare affidamento esclusivo sugli Stati Uniti. Soprattutto ora che l’impegno americano sembra oscillare sotto la presidenza Trump.

Mosca, pur non sempre nominata, è il bersaglio evidente. Venerdì scorso, il generale Thierry Burkhard, capo di stato maggiore, ha parlato apertamente di un rischio che molti ritenevano ormai superato: la ricostituzione dell’apparato militare russo entro il 2030, con la possibilità concreta di nuovi conflitti. Parole pesanti che si sommano all’allarme lanciato anche dai servizi segreti francesi. Non è solo la guerra convenzionale a preoccupare l’Eliseo, ma anche la minaccia ibrida, informatica e il terrorismo islamista, che dieci anni dopo gli attentati del Bataclan resta una realtà viva.

Tuttavia, l’accelerazione sul fronte della difesa rischia di inasprire le tensioni interne. Il premier François Bayrou si prepara a presentare il bilancio 2026 in Parlamento, ma le nuove spese militari potrebbero innescare una nuova crisi politica, con all’orizzonte una mozione di sfiducia. Intanto, Macron ha fissato una linea invalicabile: la libertà e la sovranità dell’Europa non sono più garantite per diritto acquisito. Tocca ora ai governi europei decidere se raccogliere o meno questa sfida.

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